Veranstaltung: | Jahresversammlung 18./19. Februar 2023 |
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Antragsteller*in: | Comitato direttivo della GISO Svizzera (beschlossen am: 11.01.2023) |
Status: | Eingereicht |
Eingereicht: | 19.01.2023, 17:49 |
A5: Piattaforma elettorale GISO Svizzera: Elezioni del Consiglio nazionale 2023
Antragstext
Piattaforma elettorale GISO Svizzera: Elezioni
del Consiglio nazionale 2023
A: Per una politica climatica socialmente equa
Il cambiamento climatico è la più urgente crisi del nostro tempo. Le emissioni
di CO2 continuano ad aumentare, portando a fenomeni meteorologici estremi sempre
più frequenti e gravi, come inondazioni, siccità, incendi boschivi e uragani.
Ciò che abbiamo già sperimentato in termini di disastri negli ultimi anni si
intensificherà in futuro. La crisi climatica minaccia la nostra esistenza e il
futuro dell'umanità su questo pianeta.
Il Sud globale è colpito fortemente da questa crisi. Milioni di persone dovranno
abbandonare il loro luogo di vita, che sarà reso inabitabile dalla crisi
climatica. Particolarmente colpiti sono i gruppi sociali già discriminati e
oppressi: donne*, persone in condizioni di povertà, persone razzializzate, ecc.
Pertanto, la risposta alla crisi deve essere intersezionale, collegando tutte le
lotte.
Il Nord globale trae vantaggio dallo sfruttamento del Sud globale, sia
attraverso l'uso delle risorse naturali sia attraverso lo sfruttamento delle
popolazioni. Ciò aggrava ulteriormente la crisi climatica. La Svizzera trae
profitto da queste disuguaglianze, e la piazza finanziaria elvetica investe
miliardi nelle energie fossili. Le società internazionali con sede in Svizzera
partecipano al suddetto sfruttamento intascando miliardi.
Eppure, siamo ancora in attesa di una politica climatica efficace. Negli ultimi
anni, la risposta della Svizzera alla crisi climatica si è limitata all’appello
alle responsabilità personale e all'innovazione tecnologica. Tuttavia, la causa
della crisi climatica non risiede nel comportamento delle singole persone, ma
nel sistema. Nel capitalismo non può esistere una protezione coerente del clima,
perché il profitto viene prima di tutto il resto.
È quindi urgente una politica climatica alternativa a quella attuale. Invece di
continuare a gravare sulla popolazione attiva con le tasse, si dovrebbe chiedere
a chi profitta realmente della crisi climatica di pagare, ovvero alle persone
super-ricche. Le misure finanziate devono essere anche socialmente eque. Non è
accettabile che le persone perdano il lavoro o debbano pagare un affitto più
alto a causa delle misure per la protezione del clima. Vogliamo una politica
climatica socialmente equa e che migliori la qualità di vita del 99%!
Per evitare le conseguenze peggiori della crisi climatica e avere un futuro
degno di essere vissuto, la Svizzera deve raggiungere lo zero netto di emissioni
di CO2 entro il 2030. Dobbiamo quindi agire subito! Abbiamo urgentemente bisogno
di una politica climatica socialmente equa e coerente, per il 99%, per il nostro
futuro.
Rivendicazione 1: Abitazioni efficienti e a basso impatto
climatico per tutt*, rese possibili da una tassa di
successione sui grandi patrimoni
Superare la crisi climatica è una delle più grandi sfide che l'umanità deve
affrontare. Sono necessari degli aggiustamenti in quasi tutti gli ambiti della
nostra vita. Questo processo sarà estremamente lungo e costoso. A pagare
dovranno essere coloro che hanno tratto i maggiori profitti dalla distruzione e
dallo sfruttamento del nostro pianeta. Sono proprio queste le persone che
continuano a causare la crisi climatica con la ricchezza che hanno accumulato
nell’arco di intere generazioni. È giusto prendere i soldi per la protezione del
nostro pianeta da questi patrimoni. Con la nostra "Iniziativa per il Futuro",
vogliamo mettere in pratica questo principio. Sotto forma di una tassa di
successione che parte da una franchigia di 50 milioni di franchi, chiediamo alle
circa 2.000 persone più ricche della Svizzera di pagare le misure a protezione
del clima. Con questi proventi, gli edifici in Svizzera dovranno essere
convertiti in modo ecologico. Con la promozione della sostituzione del
riscaldamento, la ristrutturazione di vecchi appartamenti, i pannelli solari sui
tetti e altre misure, è possibile ridurre drasticamente le emissioni di gas
serra del settore edilizio. Con decine di migliaia di borse di studio per la
formazione di installatori/trici*, elettricist* e altri lavoratori/trici*
specializzat*, vogliamo anche garantire la disponibilità del personale
necessario. Con il finanziamento attraverso una tassa di successione, garantiamo
che la transizione energetica non debba essere pagata dagli/le* inquilin*. Il
nostro obiettivo è una casa climaticamente neutra per tutt*!
Rivendicazione 2: Piazza finanziaria sostenibile e
controllata democraticamente
La piazza finanziaria svizzera è una delle più importanti al mondo. Ogni anno
vengono investiti svariati miliardi nei combustibili fossili. Ciò aggrava
ulteriormente la crisi climatica. Le banche e i fondi pensionistici fanno
profitti a spese del nostro futuro! Il sistema finanziario deve essere
ristrutturato in modo da concentrarsi non sulle esigenze delle grandi aziende e
delle persone super-ricche, ma sul benessere e sul futuro di tutt*. Finché la
piazza finanziaria sarà controllata dagli investimenti privati, non potrà agire
nell'interesse dell'intera popolazione. Una fondamentale democratizzazione della
piazza finanziaria è quindi un prerequisito per renderla rispettosa del clima.
Chiediamo che la popolazione, insieme alle persone che ci lavorano, possa
decidere la strategia delle istituzioni finanziarie. A tal fine, un nuovo
"Consiglio democratico delle banche" eletto dalla popolazione e rappresentativo
dovrebbe essere in grado di definire l'orientamento strategico delle istituzioni
finanziarie in Svizzera. Con l'attuale sistema finanziario non c'è una
protezione coerente del clima: per questo abbiamo bisogno di più democrazia!
Rivendicazione 3: Per una ristrutturazione eco-sociale
dell’economia
Il nostro sistema economico si basa sulla crescita infinita e sulla
massimizzazione del profitto, a qualsiasi prezzo. La favola della crescita
eterna viene mantenuta a spese delle persone e della natura. Le persone
lavoratrici vengono sfruttate e la natura viene distrutta per generare il
maggior profitto possibile per poche persone. In questo sistema non può esistere
una protezione efficace del clima o una giustizia climatica globale. È
necessario un cambiamento radicale e globale del sistema tramite una
pianificazione ecologica dell'economia organizzata democraticamente. L'unico
modo per superare la crisi climatica è un cambiamento ecosocialista.
Non saremo in grado di ottenere un cambiamento sistemico attraverso il
Parlamento nazionale. Ma saremo in grado di avanzare richieste che contrastino
la logica distruttiva della massimizzazione del profitto a breve termine. Ad
esempio, ci batteremo per una garanzia minima di dieci anni per tutti i prodotti
durevoli e più o meno duraturi (vestiti, dispositivi elettronici, ecc.). In
questo modo, le aziende non potranno e non dovranno più ricorrere a materiali di
scarsa qualità, produrre beni non riparabili o affidarsi all'obsolescenza
programmata per massimizzare i profitti. Un'altra richiesta è che le grandi
aziende vengano nazionalizzate e poste sotto controllo democratico per garantire
una produzione rispettosa del clima e socialmente giusta.
Ulteriori informazioni:
- Ecosocialismo o barbarie! (non presente in italiano sul sito)
Tema 1: Lavorare meno, lavorare meglio e in modo rispettoso
del clima!
Affinché possa nascere una società ecologica, è necessario ristrutturare
radicalmente l'economia nel suo insieme. I settori economici dannosi per
l'ambiente devono essere trasformati per diventare più ecologici. I settori in
cui questa trasformazione non è possibile, come quelli dell'energia fossile,
delle automobili o delle compagnie aeree, devono essere eliminati parzialmente o
completamente. Tuttavia, i cambiamenti in questi settori non devono avvenire a
spese delle persone che vi lavorano. Per questo motivo, sono necessari programmi
di riqualificazione su larga scala, che devono fornire la necessaria formazione
continua, ma anche un reddito sicuro per coloro che non riescono a trovare un
nuovo lavoro. Per superare la crisi climatica, lo Stato dovrà creare numerosi
posti di lavoro ecologici, ad esempio nel campo delle energie rinnovabili o
nella ristrutturazione ecologica degli edifici. Infine, ma cosa non meno
importante, le ore di lavoro devono essere radicalmente ridotte per evitare la
sovrapproduzione e le eccessive emissioni di CO2. La riduzione dell'orario di
lavoro porterebbe anche a una migliore distribuzione del lavoro e a combattere
la disoccupazione. Tuttavia, per i redditi inferiori a 7.500 CHF, ciò non dovrà
in nessun caso comportare una riduzione del salario.
Ulteriori informazioni: Lavorare per vivere e non vivere per lavorare
Tema 2: Per un trasporto pubblico efficiente ed ecologico!
Il settore dei trasporti è uno dei più inquinanti in Svizzera. È responsabile di
quasi un terzo delle emissioni nazionali di CO2. È quindi urgente abbandonare il
trasporto individuale motorizzato e i motori a combustione. Tuttavia, ciò non
deve comportare costi aggiuntivi per la popolazione o contribuire all'isolamento
delle persone nelle regioni rurali, alcune delle quali dipendono da questo tipo
di trasporto. A breve termine, chiediamo di vietare la costruzione di nuove
autostrade e di vietare il trasporto individuale motorizzato non necessario nei
centri urbani. Inoltre, è necessaria una massiccia espansione della rete di
trasporto pubblico e un aumento della frequenza dei collegamenti. Il trasporto
pubblico regionale deve essere gratuito e gli altri mezzi di trasporto pubblico
devono essere accessibili, in modo che le famiglie non debbano affrontare un
ulteriore onere finanziario e che non si verifichi uno spostamento del traffico
verso modalità di trasporto dannose per il clima. Inoltre, è necessario creare
una buona rete di treni notturni in tutta Europa per sostituire i voli a breve e
medio raggio. Per quanto riguarda il traffico non motorizzato, la rete di piste
ciclabili deve essere ampliata in modo massiccio e i centri urbani devono essere
riprogettati in modo da essere più ecologici e a misura pedonale.
Tema 3: Eliminare le energie fossili, ora!
A causa della crisi climatica, è urgente abbandonare le energie fossili. Per
evitare il peggio, questo passo deve essere compiuto entro il 2030. È quindi
necessario un piano di espansione globale delle energie rinnovabili e delle
capacità di stoccaggio. Perché ciò avvenga, l'approvvigionamento energetico deve
essere in primo luogo un compito del settore pubblico: finanziato dallo Stato,
pianificato e sotto controllo democratico! Il mercato non è attualmente in grado
di attuare la transizione energetica rapidamente necessaria, e certamente non in
modo socialmente equo. Per garantire ciò, sono necessari massicci investimenti
pubblici. Chiediamo inoltre prezzi progressivi per l’energia che la rendano
finanziariamente accessibile per l'intera popolazione e rendano più costoso il
consumo di lusso di energia. Infine, ma non meno importante, è necessario
mettere a disposizione risorse finanziarie per l'istruzione e la formazione di
molte persone necessarie a questo scopo in questo campo, ad esempio per
l'installazione di pannelli solari.
Ulteriori informazioni: Carenze energetiche: il 99% non deve subire le
conseguenze degli errori della destra
Tema 4: Per una produzione alimentare locale ed ecologica
L'agricoltura è uno dei settori fondamentali di ogni società, poiché ci permette
di soddisfare il bisogno primario di cibo. Oggi è responsabile del 14% delle
emissioni nazionali di CO2. Tuttavia, poiché gran parte degli alimenti consumati
in Svizzera sono prodotti all'estero, l'impatto ecologico del consumo di cibo è
in realtà molto più elevato rispetto al 14% riguardante il territorio nazionale.
In vista della crisi climatica, l'intero settore agricolo deve essere convertito
ecologicamente (agroecologia). A tal fine è necessario mettere a disposizione
degli agricoltori le risorse finanziarie per consentire questa conversione.
Questa conversione comporta la chiusura delle grandi aziende agricole
industriali e un'agricoltura meno intensiva. Ciò significa affidarsi a più
manodopera nei campi invece di utilizzare sempre più macchinari e strumenti.
Richiede inoltre una riduzione del bestiame e della produzione di carne.
Pertanto, l'allevamento di bestiame deve essere escluso laddove è possibile
produrre alimenti a base vegetale. Anche la produzione alimentare deve tornare a
essere più orientata al territorio, privilegiando le brevi distanze e mettendo
al centro la sovranità alimentare. In concreto, ciò significa la tutela della
produzione alimentare locale, migliori condizioni di lavoro e collegamenti
diretti tra chi lavora nel settore agricolo e i/le* consumatori/trici*. Infine,
i prezzi degli alimenti devono essere accessibili, in modo che tutt* abbiano
accesso a cibi locali, sani e prodotti biologicamente.
Per ulteriori informazioni:
Tema 5: Per una giustizia climatica internazionale!
Le popolazioni del Sud globale sono già le più colpite dalla crisi climatica e
questo fenomeno è destinato ad aumentare nei prossimi anni, anche se sono
proprio queste popolazioni le meno responsabili della crisi. Chiediamo quindi
che i debiti dei Paesi del Sud globale nei confronti della Svizzera vengano
cancellati. Oggi questi Paesi devono pagare enormi debiti e relativi interessi
ai Paesi del Nord globale. Questo impedisce loro di investire a sufficienza
nella lotta e nell'adattamento alla crisi climatica. Tuttavia, la semplice
riduzione del debito non è sufficiente: la Svizzera e i Paesi del Nord globale
devono inoltre fornire ulteriori risorse finanziarie ai Paesi del Sud globale.
In questo quadro, la Svizzera dovrebbe versare almeno un miliardo di franchi
svizzeri all'anno ai Paesi del Sud globale. Infine, anche la crisi climatica
deve essere riconosciuta come motivo di asilo, poiché sta rendendo inabitabili
intere regioni del mondo.
Ulteriori informazioni:
B: Per un’economia del 99%!
Tutti i beni e i servizi esistenti oggi sono prodotti in un'economia
capitalista: tutt* noi lavoriamo e creiamo ricchezza (plusvalore), ma gli
"strumenti" che usiamo e le aziende in cui lavoriamo non ci appartengono. I
profitti non vanno nelle tasche delle persone lavoratrici, ma in quelle
dei/delle* proprietar* delle aziende e dei/delle* azionist*. Queste persone
cercano di aumentare i loro profitti producendo di più e abbassando allo stesso
tempo i prezzi dei prodotti. Come avviene tutto ciò? Sfruttando le risorse
naturali, i paesi del Sud globale e in generale le persone che lavorano. Questo
ha portato e continua a portare a enormi disuguaglianze: in Svizzera, l'1% più
ricco della popolazione possiede il 44% della ricchezza. Fin dall'inizio della
colonizzazione a sfondo capitalistico, i Paesi del Nord globale hanno sfruttato
senza sosta i Paesi del Sud globale. Inoltre, il colonialismo non è scomparso
nel corso della cosiddetta decolonizzazione: le relazioni di dipendenza
economica, politica e militare si presentano semplicemente in una forma diversa.
L'obiettivo rimane lo stesso: sempre più profitti per le persone super-ricche.
Tuttavia, le risorse planetarie sono limitate, anche se la ricerca della
ricchezza sembra essere infinita. La crisi climatica è una conseguenza diretta
del sistema economico capitalista che ricade sul 99%. L'inflazione, le crisi
economiche o la crisi climatica non sono errori di percorso, ma fanno parte
della natura stessa del capitalismo. Ma un cambiamento verso un sistema diverso
che metta le persone al di sopra dei profitti è ancora possibile!
È urgente cambiare radicalmente il modo in cui ci organizziamo per soddisfare i
nostri bisogni, siccome il nostro futuro è minacciato dalla crisi climatica.
Vogliamo un'economia diversa, basata sui bisogni delle persone e sull'uso
attento delle risorse planetarie! Vogliamo un'economia solidale, in cui il
lavoro di cura sia equamente distribuito. Vogliamo un'economia in cui tutte le
persone abbiano la libertà di lavorare come vogliono e possono. Vogliamo
un'economia che produca ciò che serve, e non solo sempre di più. Vogliamo
un'economia che garantisca una vita buona e soddisfacente per tutt*!
Rivendicazione 1: La formazione non è un lusso: vogliamo
apprendistati e tirocini adeguatamente retribuiti!
Indipendentemente dal fatto che un* giovane decida di seguire un apprendistato,
una scuola superiore o un'università, tutt* devono avere la possibilità di
trovare un lavoro al termine degli studi con il quale possano pagare le proprie
spese di vita. Ma il percorso verso un lavoro fisso è difficile e precario per
chi non ha il privilegio di poter contare sul sostegno economico della propria
famiglia. Ciò deve cambiare, perché l'istruzione e la formazione non devono
essere un lusso! Gli/le* apprendist* ricevono salari da fame, anche se svolgono
un lavoro prezioso per le aziende di formazione. Inoltre, mancano ancora
controlli efficaci sulle condizioni di formazione.
Il salario medio delle persone tirocinanti si aggira intorno ai 2’000 franchi,
al di sotto della soglia di povertà, e non è raro che i tirocini non siano
retribuiti. Allo stesso tempo, ci si aspetta sempre più che i/le* giovani
intraprendano questi tirocini nel corso della loro formazione, senza alcuna
garanzia di pagamento.
Vogliamo infine una retribuzione adeguata per gli/le* apprendist* e i/le*
tirocinanti e una corrispondente garanzia di lavoro al termine della loro
formazione. I tirocini e gli apprendistati devono finalmente ricevere condizioni
di lavoro eque e un sostegno adeguato affinché gli "apprendistati" siano
all'altezza del loro nome.
Rivendicazione 2: Il denaro non lavora, tu sì! I redditi da
capitale devono essere tassati maggiormente.
Le politiche neoliberali degli ultimi decenni hanno permesso alla minoranza più
ricca della popolazione di diventare ancora più ricca. I meccanismi fiscali di
cui lo Stato avrebbe bisogno per combattere attivamente la disuguaglianza di
ricchezza sono stati in gran parte sospesi. Abbiamo bisogno di una politica
fiscale equa che avvantaggi il 99% e non le persone super-ricche e le grandi
aziende!
A tal fine, vogliamo tassare maggiormente i redditi da capitale, come i
dividendi e gli utili azionari. Mentre il 99% della popolazione genera la
ricchezza della nostra società con il proprio lavoro, proprietar* e azionist* si
appropriano della ricchezza che produciamo per loro. È giunto il momento di
tassare questi redditi ingiustificati una volta e mezza in più rispetto ai
redditi da lavoro, come già proposto dall'iniziativa 99%.
Rivendicazione 3: Per una pianificazione economica
socialmente equa, ecologica e democratica!
Oggi viviamo in un sistema economico basato sul profitto a breve termine e sulla
necessità di crescita. Questo sistema funziona esclusivamente nell'interesse di
una piccola e ricchissima minoranza della popolazione. Questo modo di fare
affari porta inevitabilmente allo sfruttamento delle persone lavoratrici e delle
risorse planetarie. Vogliamo porre fine a questo sistema ingiusto e distruttivo
e costruire un'economia pianificata, ecologica e democratica per il 99%!
Non possiamo più tollerare che siano le multinazionali a decidere cosa produrre
e a inondare la nostra società con una quantità inutile di beni dannosi per
l'ambiente e di breve durata. Vogliamo decidere insieme, a tutti i livelli, cosa
produrre e come, per soddisfare le esigenze di tutta la popolazione e allo
stesso tempo conservare le risorse planetarie.
Tema 1: Migliori condizioni di lavoro per tutt*!
Nel sistema capitalistico dominante, per lavoro si intende il tempo che molt* di
noi trascorrono come persone che lavorano per un salario in un'azienda (o
simili). In realtà non lavoriamo solo quando guadagniamo denaro: il lavoro di
cura non retribuito, come curarsi delle persone anziane, di cui le donne si
occupano ancora oggi per il 60%, richiede molto tempo. Pertanto, l'orario di
lavoro dovrebbe essere ridotto a parità di salario per garantire una maggiore
qualità della vita alla popolazione attiva, per combattere la crisi climatica e
per ripartire in modo più equo il lavoro di cura non retribuito! Una riduzione
dell'orario di lavoro consentirebbe anche una migliore distribuzione dei
profitti creati dagli aumenti di produttività degli ultimi decenni, profitti che
in gran parte confluiscono nelle tasche delle persone super-ricche e che non
raggiungono mai le persone che li hanno effettivamente generati.
Il lavoro di cura non solo è sistematicamente reso invisibile e svalutato, ma è
anche distribuito in modo estremamente iniquo. Il lavoro di cura non retribuito,
ad esempio, grava ancora sulle spalle delle donne*, anche se dovrebbe essere
responsabilità di ogni persona. Ma oggi non manca solo il tempo, ma anche le
infrastrutture comunitarie che ci permetterebbero di condividere questi compiti.
Che si tratti di asili nido di quartiere, di cucine popolari o di centri di
quartiere, abbiamo bisogno di spazi comunitari adeguati per poter distribuire
meglio il lavoro di cura!
Per quanto riguarda il lavoro retribuito, molte persone faticano ad arrivare a
fine mese con il loro stipendio attuale. L'affitto, l'istruzione e la
formazione, il cibo, il tempo libero, i premi di cassa malati, le bollette
dell'elettricità, le vacanze... Il costo della vita è elevato, soprattutto per
le persone appartenenti alla classe operaia e ai gruppi emarginati. Per coprire
questi costi, la maggior parte delle persone deve lavorare. Questo lavoro è
prezioso: è la base della nostra convivenza sociale e della creazione di valore
in generale. Per questo motivo, nessun* in Svizzera dovrebbe guadagnare meno di
5.000 franchi al mese: ciò dovrebbe essere ovvio.
La pandemia di Coronavirus ha messo a nudo i problemi fondamentali del nostro
sistema sanitario orientato al profitto, come il sottofinanziamento cronico e la
conseguente carenza di personale infermieristico. L'iniziativa per le cure
infermieristiche deve finalmente e urgentemente essere attuata! Le condizioni di
lavoro nelle professioni infermieristiche devono essere migliorate in modo
sostanziale, affinché le persone possano fornire un'assistenza di alta qualità
come vorrebbero.
E poiché lo stress sul posto di lavoro è purtroppo spesso la norma, il tempo
libero per recuperare è di estrema necessità. Per questo motivo, chiediamo sei
settimane di ferie per tutt* le persone che lavorano. Un numero maggiore di
settimane di ferie aiuterebbe anche a conciliare la vita lavorativa con quella
familiare.
Tema 2: Una ridistribuzione della ricchezza in favore del
99%!
Lavoro minorile, disboscamento della foresta pluviale, avvelenamento delle
acque, condizioni di lavoro pericolose nelle miniere: le multinazionali non si
fanno scrupoli quando si tratta di massimizzare i loro profitti. Sfruttando i
Paesi del Sud globale, queste imprese ottengono vantaggi competitivi grazie ai
quali possono guadagnare miliardi di franchi. Vogliamo che le multinazionali con
sede in Svizzera siano finalmente chiamate a rispondere delle loro azioni. Il
minimo che possano fare è rispettare i diritti umani e gli standard ambientali!
Le multinazionali non devono più poter fare ciò che vogliono!
Queste aziende non si preoccupano di rispettare i diritti umani delle
popolazioni del Sud globale e anche in Svizzera cercano di ridurre sempre più i
costi di produzione, peggiorando le condizioni lavorative. Così, i pochi salari
minimi cantonali già esistenti vengono attaccati dalla destra borghese. Nel
frattempo, il divario salariale nelle aziende svizzere si sta ampliando. Per
evitare che ciò accada, i salari di chi guadagna di più in un'azienda non
dovrebbero essere più di cinque volte superiori a quelli dei salari più bassi.
Nel frattempo, il settore pubblico è impegnato nella concorrenza fiscale
intercantonale e internazionale a spese del 99%. Per attirare le multinazionali
e le persone super-ricche, i cantoni hanno trovato diversi modi per abbassare il
più possibile le aliquote fiscali. Di conseguenza, questi cantoni stanno
avviando enormi misure di austerità e tagli ai servizi pubblici. È giunto il
momento di introdurre misure di armonizzazione fiscale a livello nazionale!
Anche la perequazione fiscale, cioè l'atto di solidarietà tra i cantoni, deve
essere rafforzata a favore delle aree rurali.
Tema 3: Per uno stato sociale forte!
Per combattere le disuguaglianze, il denaro deve essere prima prelevato dalle
persone più ricche e deve confluire nel servizio pubblico, nelle assicurazioni
sociali e nel sistema pensionistico. Per un'economia forte, al servizio delle
persone e dell'ambiente, abbiamo bisogno di uno Stato sociale forte, e ne
abbiamo bisogno in tutte le regioni della Svizzera. Che si tratti di assistenza
all'infanzia, istruzione, sanità o trasporti pubblici, i servizi pubblici devono
essere forniti direttamente dallo Stato, avere costi accessibili ed essere
orientati alle esigenze della popolazione.
La salute della nostra società è in pericolo perché gli interessi delle
compagnie private di assicurazione sanitaria sono stati anteposti alla salute
della popolazione. Si assiste a un aumento dei premi e si risparmia sulle spalle
delle persone vulnerabili e del personale sanitario, tutto a causa della libera
concorrenza: dobbiamo porre fine a tutto questo introducendo una cassa malati
unica! Inoltre, i costi totali per l'assistenza psichiatrica, la salute sessuale
e le cure dentistiche dovrebbero essere coperti, senza nessun tipo di
franchigia.
Per poter godere di una pensione dignitosa, il sistema pensionistico deve essere
riformato in base alle esigenze delle persone. La gestione interna dei fondi
pensione è spesso formalmente democratica, ma raramente lo è nella pratica.
Vogliamo creare un fondo pensionistico a gestione pubblica che combini il primo
e il secondo pilastro, sia finanziato sulla base della solidarietà e garantisca
a tutt* una pensione di almeno 4.000 franchi svizzeri al mese.
Tema 4: Alloggi a prezzi accessibili per tutt*!
A tutt* dovrebbe essere garantito un tetto sopra la testa. Eppure, solo il 40%
delle persone in Svizzera possiede una casa di proprietà. Il resto della
popolazione è in affitto ed è quindi costretta a spendere fino al 35% del
proprio reddito per l'alloggio. Tra l'altro, gran parte dei profitti derivati
dagli affitti è illegale: gli affitti sono in media del 40% superiori al limite
legale per i rendimenti da locazione. Pertanto, chiediamo l'introduzione di
controlli efficaci e il divieto di massimizzare i profitti tramite l’alloggio!
Inoltre, almeno 2.200 persone sono attualmente senza tetto in Svizzera. Un
alloggio dignitoso non deve essere un privilegio, ma un diritto umano! Gli
alloggi sociali e di emergenza devono essere messi a disposizione di tutt*
coloro che ne hanno bisogno, soprattutto nelle città. Gli sfratti forzati devono
essere vietati e, inoltre, il governo federale deve investire nell'integrazione
delle persone in difficoltà nella società.
Di fronte alla crisi climatica, non è sufficiente che tutti abbiano accesso a un
alloggio a prezzi accessibili, ma deve anche essere sostenibile. Le abitazioni
sostenibili sono caratterizzate da un basso consumo energetico e da un facile
accesso ai servizi pubblici.
Per garantire ciò, i/le* proprietari* devono garantire la ristrutturazione degli
alloggi senza scaricare i costi sugli/le* inquilin* e con un'adeguata protezione
contro gli sfratti. Inoltre, lo Stato dovrebbe sostenere l'acquisizione di
proprietà residenziali per le cooperative edilizie.
C: Per un mondo senza frontiere!
I meccanismi di migrazione sono complessi e stratificati, così come le loro
cause. Tuttavia, l'analisi di questi mostra alcune correlazioni.
Con il loro aggressivo dumping fiscale, la Svizzera e altri Paesi del Nord
globale favoriscono la fuga di capitali. Per sfuggire alla povertà sistemica,
molte persone sono costrette a fuggire e a seguire il capitale dove si è
accumulato a causa del sistema economico capitalista e della colonizzazione ad
esso associata. Inoltre, l'avidità di profitto dell'1% più ricco causa conflitti
armati in tutto il mondo. Infatti, le guerre sono spesso combattute per i
territori e le risorse che vengono sfruttati dalle imprese transnazionali e
multinazionali. Il capitalismo sfrutta così non solo le persone ma anche
l'ambiente, alimentando la crisi climatica. Le conseguenze dello sfruttamento
ambientale privano innumerevoli persone dei loro mezzi di sussistenza e la
migrazione rimane spesso l'unica possibilità di sopravvivenza.
La causa fondamentale della migrazione dei rifugiati è quindi l'ordine economico
capitalista. Tuttavia, gli effetti vanno oltre: il capitalismo esercita anche
un'influenza diretta sulla percezione del fenomeno della migrazione nella
società. Coloro che appartengono alla classe superiore godono del privilegio di
poter scegliere liberamente il luogo di residenza e si definiscono invece
persone espatriate. Chi non ha mezzi finanziari è costretto a esporsi ai
pericoli per garantire la propria sopravvivenza.
La migrazione è diventata una questione di sicurezza per l'Europa, soprattutto
nell'ultimo decennio. Questo quadro legittima la militarizzazione delle
frontiere esterne dell'UE e la violenza contro le persone in fuga. Il luogo di
nascita è determinato arbitrariamente. Tuttavia, i diritti, le condizioni di
vita e le opportunità di una persona sono fondamentalmente determinati dalla sua
posizione nel sistema economico attuale. Le frontiere servono a creare e
legittimare le differenze e a dividere la classe lavoratrice. Per questo
lottiamo contro ogni forma di confine nazionale.
In Svizzera si verificano gravi abusi nel modo in cui viene gestita la
migrazione. Le campagne politiche razziste che fanno leva sul terrore sono parte
della politica quotidiana. I servizi di sicurezza e il personale di supporto per
le persone richiedenti asilo sono sempre più spesso forniti da aziende private e
non qualificate. Sono troppo pochi i fondi messi a disposizione per una
sistemazione e un accompagnamento dignitosi. A soffrire sono proprio coloro che
sono venuti da noi in cerca di una vita migliore e di un futuro. Assumiamoci
finalmente la nostra responsabilità sociale e permettiamo a tutte le persone di
vivere in modo dignitoso!
Rivendicazione 1: Diritto di voto e di elezione per tutte le
persone residenti in Svizzera
La democrazia è un bene fondamentale per una società libera. Così come
sosteniamo la gestione democratica di tutte le imprese da parte delle persone
lavoratrici, sosteniamo anche una società fondamentalmente organizzata in modo
democratico a qualsiasi livello.
In Svizzera ci sono grandi deficit in termini di partecipazione democratica
della popolazione. Anche dopo l'introduzione del suffragio femminile e del
diritto di voto poco più di 50 anni fa, una parte rilevante della popolazione
svizzera è ancora oggi esclusa dalla democrazia. Più di un quarto delle persone
che vivono in Svizzera non ha un passaporto svizzero. Sebbene gran parte della
popolazione migrante viva in Svizzera da anni o addirittura da generazioni,
lavori qui e adempia agli stessi obblighi sociali delle persone con diritto di
voto, è esclusa dalla partecipazione politica. Più di 2,2 milioni di persone
devono quindi subire decisioni che riguardano loro e la loro vita senza avere
voce in capitolo.
Per noi è chiaro: tutte le persone devono poter dire la loro sul luogo in cui
vivono. Alcuni cantoni e comuni, soprattutto nella Svizzera francese, concedono
già alle persone residenti il diritto di voto e di eleggibilità. Chiediamo che a
tutte le persone residenti in Svizzera da un anno, indipendentemente dal loro
status di residenza, sia concesso il diritto di voto a qualsiasi livello della
politica. Tutte le persone che vivono in Svizzera dovrebbero poter dire la loro.
Rivendicazione 2: Naturalizzazione automatica
Il tasso di naturalizzazione rimane basso in Svizzera. Le ragioni sono varie,
come l'obbligo di rinunciare alla cittadinanza (a seconda del Paese di origine)
quando ci si naturalizza in Svizzera. Il fattore principale è chiaramente il
processo di naturalizzazione, estremamente costoso, razzista e quindi
inaccessibile.
La borghesia ha aumentato per anni gli ostacoli finanziari e amministrativi alla
naturalizzazione. Anche i/le* discendenti di terza e quarta generazione di
persone immigrate devono sottoporsi a un'elaborata procedura di naturalizzazione
per ottenere la cittadinanza. In molti comuni, il consiglio comunale decide
ancora direttamente sulle naturalizzazioni. Le naturalizzazioni sono state
ripetutamente rifiutate a causa di motivi personali e pregiudizi xenofobi e
razzisti: la situazione è insostenibile. In tutti i casi, è necessario
presentare e pagare una domanda, che è legata a requisiti difficili da
soddisfare e a un grande approfondimento rispetto alla vita privata della
persona richiedente. Questo processo arbitrario è umiliante e rappresenta un
grosso ostacolo per molte persone.
Il luogo di nascita non può essere scelto: questa lotteria della nascita decide
il destino di tutt*. Le persone più fortunate ricevono la cittadinanza svizzera
alla nascita e godono di diritti che ad altre persone sono per sempre negati.
Per noi è chiaro: chi vive qui e fa parte della nostra società deve avere gli
stessi diritti e gli stessi doveri. Chiediamo quindi che le persone che si sono
stabilite in Svizzera vengano naturalizzate automaticamente dopo 5 anni. Anche
i/le* bambin* nat* in Svizzera dovrebbero ricevere automaticamente la
cittadinanza svizzera. Non ci dovrebbero essere ulteriori requisiti, esami o
test.
Rivendicazione 3: Migliore trattamento delle persone
richiedenti asilo
Per noi è chiaro: se non c'è più la prospettiva di un futuro sicuro nel paese di
origine e non si può più vivere in sicurezza, che sia psicologica o materiale,
la fuga verso un luogo sicuro è inevitabile. Non importa se si tratti di guerre
o carestie, di persecuzioni politiche, o se la situazione economica o una
catastrofe naturale rendono impossibile la vita nel paese d'origine: tutte le
persone devono essere trattate come esseri umani.
Oggi le persone richiedenti asilo in tutta la Svizzera sono ospitate in bunker,
alloggi militari isolati o edifici in cattivo stato. Mancano privacy, igiene e
spazio. La politica dominata dalla destra-borghese è profondamente disumana.
Nella loro visione del mondo xenofoba e razzista, negano alle persone migranti
la dignità umana sulla base della loro origine o del loro status economico. La
destra borghese vuole investire il meno possibile nel sistema di asilo e tenere
le persone colpite il più possibile lontano dagli occhi del pubblico.
Le privatizzazioni in corso non si fermano al sistema di asilo. L'assistenza
viene letta principalmente come un compito di sicurezza e le società di
sicurezza private come Securitas sono responsabili della gestione dei rifugi. Il
personale di sicurezza non è formato adeguatamente per trattare con persone
traumatizzate e non svolge il ruolo di cui le persone rifugiate avrebbero
bisogno. In particolare, le persone FLINTA* non sono adeguatamente protette dal
sistema di asilo svizzero. Gli attacchi violenti contro le persone rifugiate non
sono una rarità, ma sono sistematici.
Chiediamo che nel sistema di asilo svizzero vengano effettuati investimenti
massicci a beneficio delle persone rifugiate. Lo Stato deve prendere in mano la
gestione dei centri e delle strutture di accoglienza e fornire personale
qualificato per assistere le persone migranti. I rifugi devono offrire spazio
sufficiente per una vita umana con luce diurna, aria, privacy, igiene e
possibilità di uscire liberamente.
Tema 1: Combattere efficacemente le cause di migrazione
Per non dover accogliere persone migranti in Svizzera, la destra ama sostenere
che l'aiuto deve essere fornito localmente. Queste presunte soluzioni spaziano
dalle missioni delle agenzie umanitarie ai campi profughi nel continente
africano e vogliono impedire alle persone di fuggire in Europa e, così facendo,
legittimano le politiche di destra e borghesi contro i diritti umani. La destra
non vede le cause sistemiche della migrazione, di cui è responsabile il Nord
globale.
Perché le persone ricche possano restarlo, le persone povere devono essere
sistematicamente povere. Per sfuggire a questa povertà, molte persone sono
costrette a seguire il capitale dove si è accumulato a causa del sistema
capitalistico.
A ciò si aggiungono le influenze imperialiste del capitalismo globale. Per
rendere possibile la crescita economica, essenziale per la sopravvivenza del
sistema, è necessaria una costante espansione dei mercati. Per far valere questi
interessi economici, le grandi potenze capitaliste non rinunciano ai conflitti
armati. Queste guerre sono redditizie anche per i Paesi non direttamente
coinvolti, come la Svizzera, che può trarne profitto, ad esempio, attraverso
l'esportazione di armi.
Inoltre, la crescita economica è direttamente collegata all'aumento del consumo
energetico e delle emissioni di gas serra. Le conseguenze della crisi climatica,
ma anche della pesca eccessiva e dell'accaparramento delle terre, priveranno
milioni di persone dei loro mezzi di sussistenza, lasciando solo la migrazione
come via d'uscita dalla miseria.
Chiediamo quindi un sistema fiscale internazionale equo e solidale, che ponga
fine al dumping fiscale e alla fuga di capitali. Le multinazionali devono essere
messe al guinzaglio e ritenute responsabili della miseria che causano e da cui
traggono profitto. Chiediamo inoltre l'immediata cessazione di tutte le
esportazioni di materiale bellico e il divieto di finanziarle.
Tema 2: Assistenza invece di violenza alle frontiere esterne
dell’UE
I respingimenti illegali, ossia l'allontanamento forzato di persone in cerca di
protezione senza una procedura efficace o un serio esame dei motivi di fuga,
sono un evento quotidiano presso l'agenzia europea per la protezione delle
frontiere Frontex. Queste azioni sono legittimate dal razzismo che dipinge le
persone in fuga come un "problema di sicurezza per l'Europa". Le persone
rifugiate vengono respinte con la forza alle frontiere o abbandonati in mare
aperto, dove sono lasciate al loro destino. La conseguenza è stata di almeno
44.000 persone morte dal 1993, anche se il numero esatto non è noto a causa
dell'elevato numero di casi non segnalati. Frontex è il simbolo della mortale
Fortezza Europa.
Per questo motivo, chiediamo l'immediata abolizione di Frontex e un adeguato
sostegno alle persone rifugiate nella loro situazione precaria.
A lungo termine, vogliamo un mondo in cui nessun* sia costretto a fuggire e la
migrazione possa avvenire su base volontaria. I diritti, le condizioni di vita e
le opportunità sono fondamentalmente influenzati dal luogo di nascita casuale. I
confini servono a legittimare le differenze e a dividere la forza lavoro.
Attualmente i discorsi nazionalisti distraggono dalle vere cause dei problemi
della nostra società. Ponendo come capri espiatori le persone migranti, l'1% più
ricco beneficia del sistema attuale e riesce a rendere impossibile
l'organizzazione transfrontaliera delle persone lavoratrici. La lotta per la
libertà di movimento e la lotta di classe sono quindi direttamente collegate al
superamento delle idee nazionaliste. Per noi è quindi chiaro che tutte le forme
di confini nazionali e le leggi che li applicano devono essere combattute.
Pertanto, un'utopia di sinistra non può che essere antinazionalista.
A lungo termine, chiediamo quindi l'abolizione di tutte le frontiere e il
superamento del concetto di Stato nazionale.
Tema 3: Rendere sicure le vie di fuga
Per noi è chiaro: se la prospettiva di un futuro sicuro non è più possibile a
livello locale e la vita precedente non può più essere continuata in sicurezza,
che sia fisica, psicologica o materiale, la fuga verso un luogo sicuro è
inevitabile. A causa della mancanza di opportunità ufficiali e legali di fuga
verso l'Europa, le persone sono costrette alla criminalità ed esposte a grandi
pericoli durante la fuga. La situazione nel Mar Mediterraneo è particolarmente
precaria. L'UE e gli Stati del Mediterraneo hanno contemporaneamente interrotto
le operazioni di salvataggio in mare con l'argomentazione, spesso confutata, che
il salvataggio in mare è un fattore di attrazione per la migrazione. Il numero
di persone morte che ne consegue è terribilmente alto: solo nel 2022, secondo i
dati ufficiali, sono morte quasi 2000 persone nel Mediterraneo, mentre il numero
di casi non dichiarati non è ancora stato calcolato. La crescente
criminalizzazione delle poche ONG di soccorso in mare ancora attive rischia di
aggravare ulteriormente la situazione e di condannare migliaia di persone a
morire nel Mediterraneo senza alcuna colpa.
Chiediamo quindi la completa legalizzazione del salvataggio privato in mare e
l'immediata istituzione di missioni ufficiale di salvataggio nel Mediterraneo.
Per rendere la migrazione sicura, chiediamo anche l'introduzione dell'asilo in
ambasciata per la Svizzera e per tutti gli Stati dell'UE.
Tema 4: Porre fine ai permessi antisociali
Il tipo di status di residenza fa una grande differenza per il benessere delle
persone immigrate in Svizzera. Attualmente esistono otto diversi tipi di
permesso di soggiorno per le persone senza cittadinanza svizzera. Alcuni
permessi di soggiorno sono particolarmente critici. L'antisociale "ammissione
temporanea" viene concessa principalmente alle persone rifugiate provenienti da
zone di guerra e di crisi di lunga data. Ciò è inammissibile, irragionevole o
impossibile per la Svizzera. Questo permesso di soggiorno suggerisce solo
un'ammissione a breve termine, il che rende la situazione enormemente più
difficile per le persone colpite, soprattutto nella ricerca di un lavoro o di un
appartamento. Queste persone non sono riconosciute come rifugiate e devono
quindi affrontare il costante pericolo di essere espulse.
Nel corso della guerra in Ucraina, il governo federale ha dimostrato che si
poteva fare diversamente. Le persone ucraine ricevono in Svizzera lo status di
protezione S. Con questo status, le persone provenienti dalle zone di guerra
ottengono rapidamente un diritto di soggiorno temporaneo con il diritto di
ricongiungersi alle loro famiglie, senza dover affrontare una vera e propria
procedura di asilo. Questa procedura sarebbe possibile anche in altri casi di
guerra e crisi, ma non viene applicata.
Poiché soprattutto le persone provenienti da aree di conflitto hanno bisogno di
protezione, chiediamo l'abolizione dell'ammissione temporanea e l'attivazione
dello status di protezione S per le aree di crisi e di guerra.
Tema 5: Stop alle deportazioni
Le deportazioni forzate praticate in Svizzera sono disumane. Le persone che si
trovano "illegalmente" in Svizzera secondo la legge possono essere espulse in
qualsiasi momento. È accaduto ripetutamente che persone siano morte durante la
detenzione per l'espulsione o dopo essere state deportate nel loro luogo di
rifugio.
Non solo le deportazioni nel luogo di fuga sono problematiche, ma anche il
concetto dei cosiddetti "Paesi terzi sicuri" espone le persone rifugiate a
grandi pericoli e tollera sistematiche violazioni dei diritti umani. Paesi
europei come la Svizzera classificano una lista di Stati (tutti i Paesi dell'UE
e una lista fissa di Paesi non UE) come "sicuri" e rimandano indietro tutti le
persone richiedenti asilo che vogliono entrare da uno di questi paesi senza
avviare una procedura di asilo. Classificando i Paesi come "sicuri" in maniera
generica e poco attenta, la Svizzera espone le persone richiedenti asilo a
grandi rischi, siccome i diritti umani vengono violati anche in paesi che
dovrebbero essere democratici. In Grecia, ad esempio, non vengono forniti
servizi di base nei centri di asilo e di detenzione, e prevalgono condizioni
disumane, senza nessun accesso alle procedure di asilo. Anche altri Paesi, come
l'Ungheria o la Bulgaria, non rispettano regolarmente i diritti umani delle
persone rifugiate ma sono comunque classificati come "sicuri".
La pratica di classificare in modo generalizzato i Paesi terzi come "sicuri"
deve essere interrotta immediatamente e chiediamo un immediato divieto generale
di deportazione.
Ulteriori informazioni:
D: Per una svolta femminista!
Le rivendicazioni femministe sono strettamente legate a diverse sfere politiche
e non devono essere considerate solo separatamente, ma devono essere intersecate
con le varie analisi politiche. L'economia femminista, ad esempio, non solo fa
luce su singoli aspetti trascurati delle teorie economiche classiche, ma
consente anche analisi più precise di questioni economiche rilevanti per la
società nel suo complesso con prospettive critiche e femministe. Il potere
dominante e le strutture sociali, come il capitalismo e il patriarcato, si
alimentano a vicenda. Il sistema economico capitalista non potrebbe funzionare
senza le innumerevoli ore di lavoro di cura non retribuito, la maggior parte del
quale è svolto da persone socializzate come donne*. Il capitalismo, attraverso
il patriarcato, trasmette il messaggio che il lavoro di cura, come l'accudimento
di bambin*, l'assistenza alle persone malate o la preparazione dei pasti, è
svolto per amore dalle persone FLINTA* e quindi non deve essere retribuito o
deve essere retribuito solo in modo insufficiente. Il patriarcato è a sua volta
rafforzato dal capitalismo (ad esempio attraverso la discriminazione salariale o
i ruoli di genere che riproducono le attuali relazioni di potere). Proprio come
il capitalismo, il patriarcato è un sistema che serve a mantenere il potere di
poche persone a spese di molte. La discriminazione, la violenza e l'oppressione
strutturale delle persone FLINTA* sono espressioni delle strutture di potere
patriarcali e capitalistiche prevalenti.
Capitalismo e patriarcato devono quindi essere combattuti insieme. Un femminismo
intersezionale sfida le strutture di potere patriarcali dominanti, riconosce
l'esistenza di forme di discriminazione diverse e interconnesse e le combatte.
Le nostre richieste evidenziano le prospettive femministe e la necessità di
agire in un'ampia gamma di aree sociali. Le richieste e le dichiarazioni che
seguono non hanno la pretesa di essere esaustive, ma si concentrano su alcuni
campi d'azione femministi esistenti e delineano gli approcci alle soluzioni in
queste aree. Ulteriori analisi, posizioni e richieste sono contenute nelle prese
di posizione e nelle risoluzioni della GISO Svizzera.
Rivendicazione 1: Garantire il diritto all'aborto e
all'autodeterminazione del proprio corpo!
Il diritto all'autodeterminazione del proprio corpo è una delle conquiste
femministe più importanti. Ciò include l'accesso a servizi di consulenza e
supporto a tempo indeterminato per le donne* in gravidanza e la garanzia di
aborti sicuri e autodeterminati.
Negli ultimi anni, tuttavia, questo diritto è stato sempre più messo in
discussione e attaccato da ambienti conservatori e fondamentalisti di destra.
Sia a livello internazionale che in Svizzera si cerca di limitare il diritto
all'aborto. Ci difendiamo costantemente da questi attacchi. La GISO Svizzera si
difende con coerenza da questi attacchi: il diritto all'autodeterminazione
corporea non è negoziabile.
Oggi in Svizzera l'aborto è regolamentato dal codice penale, è considerato
illegale ed è esente da pena solo a determinate condizioni. Per noi è chiaro:
l'aborto autodeterminato non deve rientrare nel codice penale, ma deve essere
garantito come diritto costituzionale. Chiediamo che il diritto
all'autodeterminazione del proprio corpo, in particolare il diritto all'aborto
autodeterminato, sia sancito nella Costituzione federale.
È inoltre essenziale garantire e ampliare l'accesso a consulenze e servizi
professionali e neutrali nel campo della salute sessuale. Ciò richiede un
aumento dei fondi per i centri specializzati in salute sessuale e criteri
ufficiali per i consultori che garantiscano una consulenza e un sostegno
professionali e aperti.
Rivendicazione 2: Pensioni più alte e previdenza per la
vecchiaia femminista: pensioni popolari subito!
Il sistema pensionistico è una parte centrale del nostro stato sociale e
dovrebbe garantire una vita dignitosa in età avanzata. Ma il sistema attuale non
rende giustizia a questo obiettivo.
La povertà delle persone anziane è un'amara realtà per molte persone in
Svizzera. Particolarmente colpite sono le persone che hanno lavorato in settori
a bassi salari o in lavori a tempo parziale. Le donne* rappresentano i 2/3 delle
persone colpite dalla povertà in età avanzata e sono quindi colpite in modo
sproporzionato. Oltre alla disparità salariale e alle industrie femminili
sottopagate, ciò è dovuto principalmente al fatto che molte donne* hanno
trascorso anni a svolgere lavori di cura non retribuiti. L'educazione dei/delle*
figlie*, la cura dei/delle genitori/trici e il lavoro domestico sono lavori
preziosi e fondamentali per il funzionamento della società. Ma questo aspetto
non è sufficientemente apprezzato nell'attuale sistema pensionistico, e questo
deve cambiare. Chiediamo un rafforzamento dell'AVS attraverso il riconoscimento
finanziario del lavoro di cura non retribuito e l'abolizione del 2° e 3°
pilastro, che promuovono l'ingiustizia sociale. Si dovrebbe invece introdurre
una pensione popolare che riconosca anche il lavoro di cura non retribuito e che
permetta di vivere dignitosamente in età avanzata.
Rivendicazione 3: Per una settimana lavorativa di 25 ore!
Per gran parte della popolazione, il lavoro retribuito non lascia quasi più
tempo per adempiere a vari altri obblighi. Le classiche attività di cura non
retribuite, come cucinare, fare la spesa, pulire e lavare, richiedono molto
tempo. Il lavoro di assistenza e istruzione, in particolare, è difficilmente
compatibile con un carico di lavoro a tempo pieno. Le attuali strutture del
lavoro salariato, come la settimana di 42 ore, non sono orientate alle esigenze
delle persone, ma al fatto che in una famiglia nucleare tradizionale,
praticamente tutto il lavoro di cura è svolto dalla donna, mentre la famiglia
vive grazie al salario dell'uomo. Questo concetto era ed è sfruttante e dannoso
per la salute di tutte le persone salariate. Già in passato, per molte famiglie
non era possibile vivere con un reddito da lavoro dipendente; con i salari reali
di oggi, anche questa è una possibilità per pochissim* e una grande percentuale
di donne svolge anche un lavoro per un salario. Ma l'onere del lavoro di cura è
ancora presente, quindi il doppio carico di lavoro, retribuito e non retribuito,
aumenta per molte donne. Coloro che possono permetterselo esternalizzano parte
del lavoro domestico e di cura, per lo più ad altre persone FLINTA* meno
privilegiate.
Questo stato di cose deplorevole è particolarmente sconvolgente se si considera
che la società è sempre più produttiva ed efficiente. Tuttavia, il carico di
lavoro della popolazione attiva non diminuisce. Oggi sarebbe possibile
introdurre senza problemi una settimana lavorativa di 25 ore di lavoro
retribuito. Affinché ciò avvenga, gli incrementi di produttività devono essere
utilizzati a beneficio dell'intera popolazione e le persone devono essere poste
al centro dell'economia, invece del profitto di poche persone. Vogliamo una
società in cui si abbia il tempo per i bisogni delle persone, per noi stess* e
non solo per il lavoro. La settimana di 25 ore rompe la pressione di
massimizzare e conferisce al lavoro di cura il posto, il valore e il tempo che
merita. Inoltre, consente di avere più tempo da dedicare ai lavori di cura, come
le faccende domestiche e la cura di bambin*, e di distribuirlo in modo più equo.
Tema 1: Combattere efficacemente le violenze sessuali e le
discriminazioni!
Praticamente tutte le persone FLINTA* sperimentano forme di violenza
sessualizzata durante la loro vita. Ciò include le molestie sessuali, la
violenza di genere e la violenza domestica. Si tratta di un problema strutturale
che deve essere affrontato a vari livelli. Oltre al lavoro di prevenzione e di
educazione, è necessaria una massiccia espansione dei servizi di protezione,
consulenza e sostegno per le persone di tutte le identità di genere. L'offerta
di rifugi per le persone colpite dalla violenza domestica e patriarcale deve
essere maggiormente sovvenzionata e ampliata. Oggi le persone vengono
regolarmente allontanate dai rifugi e dalle case sicure per mancanza di spazio e
di risorse: una situazione insostenibile che viola la Convenzione di Istanbul.
Chiediamo un'espansione massiccia di posti e risorse per le case di accoglienza
e i servizi di supporto alle vittime di violenza sessualizzata, per consentire
un aiuto gratuito, competente e rapido. Questi rifugi devono essere accessibili
a tutte le persone oppresse dal patriarcato, alle donne e soprattutto alle
persone TINA (trans, inter, non-binary e agender). Le persone TINA oggi hanno
spesso opzioni di supporto inadeguate a cui possono accedere: bisogna garantire
che ricevano un supporto competente.
Le forme di discriminazione patriarcale si manifestano in vari ambiti della
società, compresa la vita lavorativa. In Svizzera la maggior parte delle donne
subisce molestie sessuali sul lavoro nel corso della propria vita. Le persone
trans sono inoltre regolarmente esposte a esperienze di discriminazione sulla
base della loro identità di genere sul posto di lavoro, contro le quali non sono
adeguatamente protette dalla legge e dalle strutture sociali attuali, poiché
l'identità di genere non è contemplata dalla legge contro le discriminazioni.
Chiediamo misure preventive per combattere le molestie sessuali sul posto di
lavoro e una tutela coerente contro la discriminazione, che protegga le persone
FLINTA* e soprattutto le persone transessuali dalla discriminazione e dal
licenziamento arbitrario sul posto di lavoro.
Tema 2: Educazione inclusiva e al passo con i tempi
L'istruzione è uno dei mezzi più efficaci per far sì che bambin* e gli adult*
diventino persone autodeterminate ed empatiche. È una parte importante del
lavoro preventivo per smantellare le strutture patriarcali. Per rispondere a
questa domanda, l'istruzione deve essere costantemente adattata ai tempi e alle
realtà della vita delle persone. Chiediamo un'educazione alla salute sessuale
non discriminatoria e onnicomprensiva.
L'educazione non deve essere orientata al sistema binario di genere!
L'educazione sessuale dovrebbe mostrare la realtà della diversità di genere. Le
identità intersessuali e transessuali devono essere discusse apertamente e senza
pregiudizi. Inoltre, nella formazione del personale medico professionista
dovrebbe essere eliminata l'enfasi sulla binarietà e dovrebbe essere effettuata
una sensibilizzazione sulle identità intersessuali e transessuali.
Per quanto riguarda il tema del consenso, nell'ambito dell'educazione sessuale,
gli/le* studenti devono essere consapevoli che ogni persona ha il diritto di
stabilire i propri limiti e che gli atti sessuali devono avvenire solo con il
consenso di tutte le parti coinvolte.
Per combattere la violenza sessualizzata, è essenziale affrontare la questione
in modo sensibile e aperto. L'educazione ha un grande potenziale di prevenzione
in questo settore. Oltre ad affrontare il problema del consenso, gli/le*
studenti dovrebbero essere informat* in modo proattivo sui propri diritti e sui
servizi di consulenza esistenti. Queste informazioni e questo supporto
dovrebbero essere resi visibili e accessibili anche alla società nel suo
complesso.
Tema 3: Protezione dalla discriminazione e
autodeterminazione medica
Le strutture di discriminazione patriarcale esistono anche nella pratica della
medicina. Qui è evidente una forma di interpretazione dell'androcentrismo, una
visione che vede l'uomo come norma e standard. Prevale anche un sistema di
genere patriarcale e binario. Questo porta, tra l'altro, alla patologizzazione
delle identità e dei corpi trans e a una carenza di dati relativi ai generi, che
si traduce in una ricerca del tutto insufficiente sui sintomi delle malattie o
sugli effetti di alcuni farmaci sulle donne*. Per colmare queste lacune è
necessario un ampliamento della ricerca medica nel campo della medicina di
genere. Anche l'autodeterminazione delle persone intersessuali è fortemente a
rischio. Le operazioni di cambio di sesso su bambin* intersessuali vengono
effettuate ancora oggi, anche se nella maggior parte dei casi non sono
necessarie dal punto di vista medico. Questi interventi, che non possono essere
eseguiti nell'infanzia e nella prima giovinezza con il consenso delle persone
interessate, hanno spesso gravi conseguenze. Chiediamo di vietare gli interventi
chirurgici di riassegnazione del sesso per bambin* intersessuali e di fornire
consulenza professionale. Le persone intersessuali dovrebbero avere accesso alle
cure mediche su loro richiesta, che dovrebbero essere completamente coperte
dall'assicurazione sanitaria.
Tema 4: Parità di retribuzione, salario minimo nazionale di
5'000 franchi e miglioramento delle condizioni di lavoro!
lontani da essa. Le persone FLINTA* guadagnano ancora in media il 19,5% in meno
per ora di lavoro rispetto agli uomini. Alcuni dei fattori che portano alla
disuguaglianza salariale sono chiamati "fattori spiegabili". Questi includono lo
status occupazionale, l'istruzione e l'industria. Tuttavia, i fattori spiegabili
si basano anche sullo svantaggio storico e sulla discriminazione economica nei
confronti delle persone FLINTA*. Lo svantaggio storico comprende il fatto che le
occupazioni tradizionalmente svolte principalmente da persone FLINTA* sono meno
ben retribuite e difficilmente organizzate in sindacati. Ciò rende estremamente
difficile intervenire contro le cattive condizioni di lavoro in queste
professioni e in questi settori. Di conseguenza, sono necessari miglioramenti
concreti delle condizioni di lavoro e salari più alti, soprattutto nei settori
come quello infermieristico, dell'assistenza e della ristorazione. Secondo
l'Ufficio federale di statistica, circa i 2/3 dei lavoratori del settore a basso
salario sono donne[1]. Chiediamo l'introduzione di un salario minimo nazionale
di 5’000 franchi in tutti i settori. Chiediamo inoltre misure efficaci per
raggiungere la parità salariale, tra cui controlli sistematici dei salari,
trasparenza dei salari e controlli sulla discriminazione salariale.
Tema 5: Ampliamento delle strutture relative al lavoro di
cura
Il lavoro di cura è un lavoro fondamentale per il funzionamento della società.
Oltre alla riduzione dell'orario di lavoro, che consente di investire più tempo
nel lavoro di cura, è necessario anche ampliare e rafforzare le strutture di
assistenza nella società nel suo complesso. Il lavoro di cura deve essere visto
anche come parte del servizio pubblico: le strutture gratuite di assistenza
all'infanzia e un sistema di assistenza sanitaria ampliato alleggeriscono il
peso delle persone che svolgono molto lavoro di cura non retribuito nella sfera
privata. Progetti come gli alloggi intergenerazionali possono anche contribuire
a organizzare in modo più collettivo le strutture di assistenza e il lavoro da
svolgere e a distribuirlo in modo più equo. Oggi le condizioni di lavoro
precarie prevalgono spesso nelle professioni del settore dell'assistenza, ad
esempio nell'assistenza infermieristica o nell'assistenza all'infanzia.
Chiediamo che anche la parte del lavoro di cura organizzata nel settore del
lavoro formale sia valorizzata e adeguatamente retribuita. Ciò richiede
investimenti massicci nell'assistenza sanitaria, nelle strutture di cura e nella
formazione del personale professionista. Affinché il lavoro di cura sia
valorizzato e reso visibile, deve essere incluso anche nella nostra
rappresentazione e ricerca economica. A questo proposito, chiediamo cattedre e
risorse nelle università, nonché la registrazione statistica del lavoro di cura
retribuito e non retribuito e la sua inclusione nel prodotto interno lordo.
Ulteriori informazioni:
------------
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- A2-522-ITA (GISO Argovia, Eingereicht)
- A2-539-ITA (Dario Bellwald et al. (GISO Obvaldo), Eingereicht)
- A2-575-ITA (Tanja Blume, Eingereicht)
- A2-590-ITA (GISO Argovia, Eingereicht)
- A2-653-ITA (GISO Berna Città, Eingereicht)
- A2-671-ITA (GISO Berna Città, Eingereicht)
- A2-687-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- A2-701-ITA (Noctua Chen (GISO Argovîa), Eingereicht)
- A2-776-ITA (GISO Berna Città, Eingereicht)
- A2-783-ITA (GISO Berna Città, Eingereicht)
- A2-809-ITA (GISO Argovia, Eingereicht)