A2NEU: Uscire dalla crisi climatica: una buona vita per tutt*!
Veranstaltung: | ao. JV 19. Juni 2022 |
---|---|
Antragsteller*in: | Comitato direttivo della GISO Svizzera (beschlossen am: 18.05.2022) |
Status: | Modifiziert |
Eingereicht: | 24.05.2022, 15:50 |
Veranstaltung: | ao. JV 19. Juni 2022 |
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Antragsteller*in: | Comitato direttivo della GISO Svizzera (beschlossen am: 18.05.2022) |
Status: | Modifiziert |
Eingereicht: | 24.05.2022, 15:50 |
La crisi climatica è il problema più urgente del nostro tempo. È una minaccia
per molte delle condizioni fondamenti della vita sulla terra. Per evitare che
assuma le proporzioni catastrofiche che si possono ipotizzare attualmente, o che
porti a conseguenze ancora peggiori, il riscaldamento del clima terrestre non
dovrà superare 1,5°C rispetto all'epoca preindustriale. Il riscaldamento odierno
è già di 1,1 °C[1].
La crisi climatica è il problema più urgente del nostro tempo. È una minaccia per molte delletutte le condizioni fondamenti della vita sulla terra. Per evitare che assuma le proporzioni catastrofiche che si possono ipotizzare attualmente, o che porti a conseguenze ancora peggiori, il riscaldamento del clima terrestre non dovrà superare 1,5°C rispetto all'epoca preindustriale. Il riscaldamento odierno è già di 1,1 °C[1].
La crisi climatica è il problema più urgente del nostro tempo. È una minaccia per molte delle condizioni fondamenti della vita sulla terra. Per evitare che assuma le proporzioni catastrofiche che si possono ipotizzare attualmente, o che porti a conseguenze ancora peggiori, il riscaldamento del clima terrestre non dovrà superare 1,5°C rispetto all'epoca preindustriale. Il riscaldamento odierno è già di 1,1 °C. Il limite di 1,5°C dovrebbe essere raggiunto nel 2028: l'emergenza ê ora![1].
La politica climatica svizzera, dominata dalla borghesia, ha finora adottato
solo misure assolutamente insufficienti. Nella GISO Svizzera sappiamo che
dovremo superare il capitalismo per poter contenere adeguatamente la crisi
climatica. Siamo a favore di una politica climatica sociale, efficace e coerente
e abbiamo già affrontato la crisi climatica in una serie di documenti e
risoluzioni.[2] Nel 2016 è stato adottato un documento sul tema e nel 2019 è
stato presentato un piano d'azione concreto.
Ma la volontà di superare il capitalismo da sola non basta, bisogna anche sapere
dove si vuole andare. Per questo motivo, in questo documento tracciamo una
visione che intende definire la direzione della nostra politica climatica. Una
visione di come possiamo evitare la crisi climatica e creare una buona vita per
tutt* attraverso il rovesciamento del sistema esistente e un cambiamento
sociale.
Ma la volontà di superare il capitalismo da sola non basta, bisogna anche sapere dove si vuole andare. Per questo motivo, in questo documento tracciamo una visione che intende definire la direzione della nostra politica climatica. Una visione di come possiamo evitare la crisi climatica e di conseguenza creare una buona vita per tutt* attraverso il rovesciamento del sistema esistente e un cambiamento sociale.
La crisi climatica è causata dal capitalismo. Quindi, per creare una società
ecologica, dobbiamo superare il capitalismo a livello globale.
La crisi climatica è causata dal capitalismo. Quindi, per creare una società ecologica, dobbiamo superare il capitalismo a livello globale.
Ma perché il capitalismo è una causa della crisi climatica?
Ma perché il capitalismo è una causa della crisi climatica?
Il capitalismo è definito dalla proprietà privata dei mezzi di produzione.
Storicamente, il primo passo verso questo obiettivo è stata l'accumulazione
originaria[3], resa possibile, tra l'altro, dalla privatizzazione dei campi
comuni e dallo sfruttamento della schiavitù nelle piantagioni. La proprietà
privata capitalista è stata quindi costruita sull'appropriazione e lo
sfruttamento delle persone e delle risorse naturali comuni.
Il capitalismo è definito dalla proprietà privata dei mezzi di produzione. Storicamente, il primo passo verso questo obiettivo è stata l'accumulazione originaria[3], resa possibile, tra l'altro, dalla privatizzazione dei campi comuni e dallo sfruttamento della schiavitù nelle piantagioni. La proprietà privata capitalista è stata quindi costruita sull'appropriazione e lo sfruttamento delle persone e delle risorse naturali comuni.. Anche le colonie europee hanno svolto un ruolo fondamentale. La distruzione dell'ambiente e della vita sociale dei territori colonizzati, unita allo sfruttamento del lavoro delle persone indigene, ha fornito le risorse che hanno reso possibile la produzione capitalistica. Ad esempio, i coloni britannici smantellarono completamente l'industria tessile indiana, che funzionava in modo sostenibile da millenni, per dirottare le forniture di cotone verso il nascente capitalismo europeo.
Il capitalismo è definito dalla proprietà privata dei mezzi di produzione. Storicamente, il primo passo verso questo obiettivo è stata l'accumulazione originaria[3], resa possibile, tra l'altro, dalla privatizzazione dei campi comuni e dallo sfruttamento della schiavitù nelle piantagioni. La proprietà privata capitalistaborghese è stata quindi costruita sull'appropriazione e lo sfruttamento delle persone e delle risorse naturali comuni.
La proprietà privata dei mezzi di produzione significa che una manciata di
capitalist* possiede tutte le infrastrutture necessarie per la produzione di
beni e servizi e quindi decide da sola sul loro utilizzo - senza dover prestare
attenzione ai bisogni del 99% e alle capacità del pianeta. Ma questo non
significa che i/le* capitalist* siano liberi di fare ciò che vogliono: sono
soggett* ai vincoli della concorrenza reciproca. Per tenere il passo e rimanere
concorrenziali, devono accumulare capitale. Per questo motivo, l'intero sistema
si basa sulla massimizzazione del profitto a breve termine e sulla necessità di
crescita.
La proprietà privata dei mezzi di produzione significa che una manciata di capitalist*borghesi possiede tutte le infrastrutture necessarie per la produzione di beni e servizi e quindi decide da sola sul loro utilizzo - senza dover prestare attenzione ai bisogni del 99% e alle capacità del pianeta. Ma questo non significa che i/le* capitalist* siano liberi di fare ciò che vogliono: sono soggett* ai vincoli della concorrenza reciproca. Per tenere il passo e rimanere concorrenziali, devono accumulare capitale. Per questo motivo, l'intero sistema si basa sulla massimizzazione del profitto a breve termine e sulla necessità di crescita.
La proprietà privata dei mezzi di produzione significa che una manciata di capitalist* possiede tutte le infrastrutture necessarie per la produzione di beni e servizi e quindi decide da sola sul loro utilizzo - senza dover prestare attenzione ai bisogni del 99% e alle capacità del pianeta. Ma questo non significa che i/le* capitalist* siano liberi di fare ciò che vogliono: sono soggett* ai vincoli della concorrenza reciproca. Per tenere il passo e rimanere concorrenziali, devono accumulare capitale. Per questo motivo, l'intero sistema si basa sulla massimizzazione del profitto a breve termine e sulla necessità di crescita.
La massimizzazione del profitto a breve termine consente di accumulare quanto
più capitale possibile. Per massimizzare i profitti, vengono sfruttate le
persone lavoratrici e l’ambiente.
La massimizzazione del profitto a breve termine consente alla borghesia di accumulare quanto più capitale possibile. Per massimizzare i profitti, vengono sfruttate le persone lavoratrici e l’ambiente.
La massimizzazione del profitto a breve termine consente di accumulare quanto più capitale possibile. Per massimizzare i profitti, vengono sfruttate le persone lavoratrici e l’ambiente.È la massimizzazione del profitto a breve termine che consente a* capitalist* di ottenere la massima accumulazione. Ciò è possibile solo sfruttando sia le persone lavoratrici che l'ambiente.
Scientificamente, le emissioni di gas serra sono la causa della crisi climatica.
Questi provengono in gran parte da combustibili fossili. Ed è proprio qui che
sta il problema: senza energie fossili, non c'è trasporto a basso costo, non ci
sono bassi costi di produzione e quindi non c'è il massimo profitto. E anche se
oggi alcune fonti di energia rinnovabile sarebbero investimenti più convenienti,
i/le capitalist* hanno interesse a continuare ad usare le fonti di energia
fossile in cui hanno già investito per renderle redditizie. Inoltre, questa
massimizzazione dei profitti avviene a breve termine e quindi incarna l'esatto
opposto della prospettiva a lungo termine necessaria per rispettare i limiti del
pianeta. In breve: tutto ciò che non è redditizio qui e ora viene scartato,
senza tener conto delle conseguenze devastanti per il nostro pianeta.
Scientificamente, le emissioni di gas serra sono la causa della crisi climatica. Questi provengono in gran parte da combustibili fossili. Ed è proprio qui che sta il problema: senza energie fossili, non c'è trasporto a basso costo, non ci sono bassi costi di produzione e quindi non c'è il massimo profitto. E anche se oggi alcune fonti di energia rinnovabile sarebbero investimenti più convenienti, i/le capitalist*borghesi hanno interesse a continuare ad usare le fonti di energia fossile in cui hanno già investito per renderle redditizie. Inoltre, questa massimizzazione dei profitti avviene a breve termine e quindi incarna l'esatto opposto della prospettiva a lungo termine necessaria per rispettare i limiti del pianeta. In breve: tutto ciò che non è redditizio qui e ora viene scartato, senza tener conto delle conseguenze devastanti per il nostro pianeta.
Scientificamente, le emissioni di gas serra di origine antropica sono la causa della crisi climatica. Questi provengono in gran parte da combustibili fossili. Ed è proprio qui che sta il problema: senza energie fossili, non c'è trasporto a basso costo, non ci sono bassi costi di produzione e quindi non c'è il massimo profitto. E anche se oggi alcune fonti di energia rinnovabile sarebbero investimenti più convenienti, i/le capitalist* hanno interesse a continuare ad usare le fonti di energia fossile in cui hanno già investito per renderle redditizie. Inoltre, questa massimizzazione dei profitti avviene a breve termine e quindi incarna l'esatto opposto della prospettiva a lungo termine necessaria per rispettare i limiti del pianeta. In breve: tutto ciò che non è redditizio qui e ora viene scartato, senza tener conto delle conseguenze devastanti per il nostro pianeta.
Scientificamente, le emissioni di gas serra sono la causa della crisi climatica. Questi provengono in gran parte da combustibili fossili. Ed è proprio qui che sta il problema: senza energie fossili, non c'è trasporto a basso costo, non ci sono bassi costi di produzione e quindi non c'è il massimo profitto. E anche se oggi alcune fonti di energia rinnovabile sarebbero investimenti più convenienti, i/le capitalist* hanno interesse a continuare ad usare le fonti di energia fossile in cui hanno già investito per renderle redditizie.poco interesse nello smettere di investire nei combustibili fossili, finché questi rimangono redditizi. Inoltre, questa massimizzazione dei profitti avviene a breve termine e quindi incarna l'esatto opposto della prospettiva a lungo termine necessaria per rispettare i limiti del pianeta. In breve: tutto ciò che non è redditizio qui e ora viene scartato, senza tener conto delle conseguenze devastanti per il nostro pianeta.
Scientificamente, le emissioni di gas serra sono la causa della crisi climatica. Questi provengono in gran parte da combustibili fossili. Ed è proprio qui che sta il problema: senza energie fossili, non c'è trasporto a basso costo, non ci sono bassi costi di produzione e quindi non c'è il massimo profitto. E anche se oggi alcune fonti di energia rinnovabile sarebbero investimenti più convenienti, i/le capitalist* hanno interesse a continuare ad usare le fonti di energia fossile in cui hanno già investito per renderle redditizie. Inoltre, questa massimizzazione dei profitti avviene a breve termine e quindi incarna l'esatto opposto della prospettiva a lungo termine necessaria per rispettare i limiti del pianeta. In breve: tutto ciò che non è redditizio qui e ora viene scartato, senza tener conto delle conseguenze devastanti per il nostro pianeta e soprattutto per chi lo abita.
Mentre una parte dei profitti finisce direttamente nelle tasche de* capitalist*,
un'altra parte viene investita nelle loro imprese per modernizzarle e
ingrandirle in modo da produrre di più e a minor prezzo: questo processo si
chiama accumulazione di capitale. Se i/le capitalist* non agiscono in questo
modo, saranno sopraffatti dalla concorrenza. Ciò crea un circolo vizioso in cui
la produzione cresce all'infinito e le emissioni di gas serra aumentano
all'infinito, in un mondo con risorse limitate. L'accumulo di capitale si
traduce quindi in una spinta alla crescita. Questa massa sempre crescente di
beni deve poi essere consumata, e ciò è reso possibile, tra l'altro, dalla
pubblicità e dall'obsolescenza programmata[4]. Il sovraconsumo è quindi una
conseguenza diretta della sovrapproduzione capitalistica.
Mentre una parte dei profitti finisce direttamente nelle tasche de* capitalist*, un'altra parte viene investita nelle loro imprese per modernizzarle e ingrandirle in modo da produrre di più e a minor prezzo: questo processo si chiama accumulazione di capitale. Se i/le capitalist* non agiscono in questo modo, saranno sopraffatti dalla concorrenza. Ciò crea un circolo vizioso in cui la produzione cresce all'infinito e le emissioni di gas serra aumentano all'infinito, in un mondo con risorse limitate. L'accumulo di capitale si traduce quindi in una spinta alla crescita.Non è sufficiente generare un profitto costante: o si cresce, o si muore. Questa massa sempre crescente di beni deve poi essere consumata, e ciò è reso possibile, tra l'altro, dalla pubblicità e dall'obsolescenza programmata[4]. Il sovraconsumo è quindi una conseguenza diretta della sovrapproduzione capitalistica.
Mentre una parte dei profitti finisce direttamente nelle tasche de* capitalist*, un'altra parte viene investita nelle loro imprese per modernizzarle e ingrandirle in modo da produrre di più e a minor prezzo: questo processo si chiama accumulazione di capitale. Se i/le capitalist* non agiscono in questo modo, saranno sopraffatti dalla concorrenza. Ciò crea un circolo vizioso in cui la produzione cresce all'infinito e le emissioni di gas serra aumentano all'infinito, in un mondo con risorse limitate. L'accumulo di capitale si traduce quindi in una spinta alla crescita. Questa massa sempre crescente di beni deve poi essere consumata, e ciò è reso possibile, tra l'altro, dalla pubblicità e dall'obsolescenza programmata[4]. Il sovraconsumo è quindi una conseguenza diretta della sovrapproduzione capitalistica.
Infine, nel capitalismo chi detiene la ricchezza ha un enorme potere politico. Le ricchissime lobby dei combustibili fossili e di tutti quegli interessi economici in netto contrasto con la protezione dell’ambiente congelano ogni tipo di politica ambientale che contrasti gli interessi dei capitalisti. Inoltre diffondono “fake news” e fanno campagne per relativizzare il problema e preservare il sistema attuale distruttivo. Questo è un ennesimo elemento caratteristico del capitalismo che rende impossibile la protezione dell’ambiente.
Mentre una parte dei profitti finisce direttamente nelle tasche de* capitalist*borghesi, un'altra parte viene investita nelle loro imprese per modernizzarle e ingrandirle in modo da produrre di più e a minor prezzo: questo processo si chiama accumulazione di capitale. Se i/le capitalist* non agiscono in questo modo, saranno sopraffatti dalla concorrenza. Ciò crea un circolo vizioso in cui la produzione cresce all'infinito e le emissioni di gas serra aumentano all'infinito, in un mondo con risorse limitate. L'accumulo di capitale si traduce quindi in una spinta alla crescita. Questa massa sempre crescente di beni deve poi essere consumata, e ciò è reso possibile, tra l'altro, dalla pubblicità e dall'obsolescenza programmata[4]. Il sovraconsumo è quindi una conseguenza diretta della sovrapproduzione capitalisticaborghese.
Questo sistema distruttivo avvantaggia in modo massiccio l'1% più ricco, mentre
il restante 99% soffre. Le persone di colore e le persone FLINTA*[5], le persone
che lavorano nel Sud globale e le persone più povere del Nord globale sono
particolarmente colpiti. Queste persone soffrono più volte sotto questo sistema
distruttivo. Da un lato, sono sfruttate nel processo che causa la crisi
climatica attraverso l'interazione tra capitalismo e altri sistemi di
oppressione, d'altra parte, sono le più colpite dalle conseguenze della crisi
climatica. Infatti, queste persone sono minacciate dai disastri naturali, vivono
in un ambiente inquinato e hanno le maggiori difficoltà di adattamento a causa
della loro vulnerabilità economica.
Chi afferma che il capitalismo verde possa esistere, sostiene che tramite l’uso di tecnologie sempre più efficienti, si possa disaccoppiare la crescita economica dall’uso delle risorse materiali e, in questo modo, continuare a crescere, diminuendo sempre più l’impatto ambientale. Questa teoria non è basata su alcuno studio scientifico ed è in netto contrasto con la realtà dei fatti. Infatti, verso la fine del 20esimo secolo ci è stato un lieve disaccoppiamento relativo (il consumo di risorse naturali è cresciuto, ma non così velocemente come la crescita economica). Nel 21esimo secolo è invece avvenuto il contrario: l'aumento del consumo di risorse ha eguagliato e superato il tasso di crescita economica. Una diminuzione dell’uso delle risorse non è mai avvenuta. Questo è dovuto al fatto che ci deve sempre essere un luogo di estrazione, dove vengono prese le risorse naturali, e un luogo di smaltimento, dove vengono scaricati i rifiuti.
Questo sistema distruttivo avvantaggia in modo massiccio l'1% più ricco, mentre il restante 99% soffre. Le persone di colore e le persone FLINTA*[5], le persone che lavorano nel Sud globale e le persone più povere del Nord globale sono particolarmente colpiti. Queste persone soffrono più volte sotto questo sistema distruttivo. Da un lato, sono sfruttate nel processo che causa la crisi climatica attraverso l'interazione tra capitalismo e altri sistemi di oppressione, d'altra parte, sono le più colpite dalle conseguenze della crisi climatica. Infatti, queste persone sono minacciate dai disastri naturali, vivono in un ambiente inquinato e hanno le maggiori difficoltà di adattamento a causa della loro vulnerabilità economica.
Un altro elemento caratteristico del capitalismo che è incompatibile con la salvezza dell’ambiente è l’assunzione che una persona o un’impresa possa possedere una quota della ricchezza naturale del mondo pari a quanto il suo denaro ne può comprare. Questo porta al saccheggio delle risorse naturali, alla mercificazione della terra e alla violenza e alla privazione dei diritti di altre persone (un chiaro esempio di questo processo è il land grabbing per creare coltivazioni intensive).
Questo sistema distruttivo avvantaggia in modo massiccio l'1% più ricco, mentre il restante 99% soffre. Le persone di colore e le persone FLINTA*[5], le persone che lavorano nel Sud globale e le persone più povere del Nord globale sono particolarmente colpiti. Queste persone soffrono più volte sotto questo sistema distruttivo. Da un lato, sono sfruttate nel processo che causa la crisi climatica attraverso l'interazione tra capitalismo e altri sistemi di oppressione, d'altra parte, sono le più colpite dalle conseguenze della crisi climatica. Infatti, queste persone sono minacciate dai disastri naturali, vivono in un ambiente inquinato e hanno le maggiori difficoltà di adattamento a causa della loro vulnerabilità economica.
Questo sistema distruttivo avvantaggia in modo massiccio l'1% più ricco, mentre il restante 99% soffre. Le persone di colore e le persone FLINTA*[5], le persone che lavorano nel Sud globale e le persone più povere del Nord globale sono particolarmente colpitie. QuesteNonostante abbiano contribuito molto poco al riscaldamento climatico, queste persone soffrono più voltemaggiormente sotto questo sistema distruttivo. Da un lato, sono sfruttate nel processo che causa la crisi climatica attraverso l'interazione tra capitalismo e altri sistemi di oppressione, d'altra parte, sono le più colpite dalle conseguenze della crisi climatica. Infatti, queste persone sono minacciate dai disastri naturali, vivono in un ambiente inquinato e hanno le maggiori difficoltà di adattamento a causa della loro vulnerabilità economica.
Questo sistema distruttivo avvantaggia in modo massiccio l'1% più ricco, mentre il restante 99% soffre. Le persone di colore e le persone FLINTA*[5], gli animali, le persone che lavorano nel Sud globale e le persone più povere del Nord globale sono particolarmente colpiti. Queste persone soffrono più volte sotto questo sistema distruttivo. Da un lato, sono sfruttate nel processo che causa la crisi climatica attraverso l'interazione tra capitalismo e altri sistemi di oppressione, d'altra parte, sono le più colpite dalle conseguenze della crisi climatica. Infatti, queste persone sono minacciate dai disastri naturali, vivono in un ambiente inquinato e hanno le maggiori difficoltà di adattamento a causa della loro vulnerabilità economica.
La risposta della politica svizzera a queste condizioni insostenibili può essere
riassunta in una parola: responsabilità individuale. La crisi climatica viene
presentata come un problema individuale piuttosto che sistemico. Si tratta di un
calcolo capitalistico: i grandi emettitori di gas serra vengono nascosti e la
colpa viene cercata nelle singole persone, che finiscono per accusarsi a
vicenda. Le grandi responsabili, tuttavia, sono le grandi aziende e l'1% più
ricco. Chi richiama l’attenzione, tramite l’attivismo, su queste questioni
subisce la repressione in tutto il mondo.
La risposta della politica svizzera a queste condizioni insostenibili può essere riassunta in una parola: responsabilità individuale. La crisi climatica viene presentata come un problema individuale piuttosto che sistemico. Si tratta L'idea è che per risolvere la crisi climatica basta lasciare che i mercati si spostino verso branchie meno ecologicamente impattanti, come quella delle auto elettriche. Addirittura, il problema ambientale viene visto come nuova opportunità di crescita. Queste idee seguono un calcolo capitalistico: i grandi emettitori di gas serra vengono nascosti e la colpa viene cercata nelle singole persone, che finiscono per accusarsi a vicenda. Le grandi responsabili, tuttavia, sono le grandi aziende e l'1% più ricco. Chi richiama l’attenzione, tramite l’attivismo, su queste questioni subisce la repressione in tutto il mondo.
La risposta della politica svizzera a queste condizioni insostenibili può essere riassunta in una parola: responsabilità individuale. La crisi climatica viene presentata come un problema individuale piuttosto che sistemico. Si tratta di un calcolo capitalistico: i grandi emettitori di gas serra vengono nascosti e la colpa viene cercata nelle singole persone, che finiscono per accusarsi a vicenda. Le grandi responsabili, tuttavia, sono le grandi aziende e l'1% più ricco. Chi richiama l’attenzione, tramite l’attivismo, su queste questioni subisce la repressione, sia in tutto ilSvizzera che nel resto del mondo.
Le nuove leggi in Svizzera prevedono solo incentivi finanziari, ma non divieti.
Il risultato è spesso un aumento dei prezzi della benzina, del riscaldamento a
gasolio, ecc. Queste misure sono tutt'altro che efficaci e colpiscono in modo
particolare le persone a basso reddito. Il fallimento della legge sulla CO2,
respinta in votazione nell’estate 2021, è l'emblema di questa evoluzione. Come
unico presunto risultato della politica climatica borghese della Svizzera, si
trattava di una proposta di legge ingiusta e inefficace, che avrebbe fatto leva
sulla responsabilità individuale del 99% e sugli incentivi finanziari senza
ritenere sufficientemente responsabili chi inquina veramente. È chiaro che la
"politica climatica" della borghesia è un completo fallimento.
Le nuove leggi in Svizzera prevedono solo incentivi finanziari, ma non divieti. Il risultato è spesso un aumento dei prezzi della benzina, del riscaldamento a gasolio, ecc. Queste misure sono tutt'altro che efficaci , dato che l'obiettivo ultimo resta sempre quello di aumentare la produzione (misurata tramite il PIL), e colpiscono in modo particolare le persone a basso reddito. Il fallimento della legge sulla CO2, respinta in votazione nell’estate 2021, è l'emblema di questa evoluzione. Come unico presunto risultato della politica climatica borghese della Svizzera, si trattava di una proposta di legge ingiusta e inefficace, che avrebbe fatto leva sulla responsabilità individuale del 99% e sugli incentivi finanziari senza ritenere sufficientemente responsabili chi inquina veramente. È chiaro che la "politica climatica" della borghesia è un completo fallimento.
Le nuove leggi in Svizzera prevedono solo incentivi finanziari, ma non divieti. Il risultato è spessoCiò comporta un aumento dei prezzi della benzina, e del riscaldamento a gasolio, eccgasolio per i riscaldamenti, così come altre conseguenze negative per la popolazione. Queste misure sono tutt'altro che efficaci e colpiscono in modo particolare le persone a basso reddito. Il fallimento delladell'incoerente legge sulla CO2, respinta in votazione nell’estate 2021, è l'emblema di questa evoluzione. Come unico presunto risultato della politica climatica borghese della Svizzera, si trattava di una proposta di legge ingiusta e inefficace, che avrebbe fatto leva sulla responsabilità individuale del 99% e sugli incentivi finanziari senza ritenere sufficientemente responsabili chi inquina veramente. È chiaro che la "politica climatica" della borghesia èborghese e le proposte parlamentari siano un completo fallimento.
Le nuove leggi in Svizzera prevedono solo incentivi finanziari, ma non divieti. Il risultato è spesso un aumento dei prezzi della benzina, del riscaldamento a gasolio, ecc. Queste misure sono tutt'altro che efficaci e colpiscono in modo particolare le persone a basso reddito. Il fallimento della legge sulla CO2, respinta in votazione nell’estate 2021, è l'emblema di questa evoluzione. Come unico presunto risultato della politica climatica borghese della Svizzera, si trattava di una proposta di legge ingiusta e inefficace, che avrebbe fatto leva sulla responsabilità individuale del 99% e sugli incentivi finanziari senza ritenere sufficientemente responsabili chi inquina veramente. È chiaro che la "politica climatica" della borghesiaborghese del parlamento è un completo fallimento.
Possiamo definire l'attenzione al consumo, ai meccanismi di mercato e alle
soluzioni tecnologiche come ulteriori caratteristiche della politica climatica
borghese. L'attenzione al consumo è una conseguenza diretta della favola della
responsabilità individuale. La politica climatica borghese mira a cambiare il
comportamento di consumo del 99% invece delle modalità di produzione. Tuttavia,
abbiamo visto che il sovraconsumo è solo una conseguenza della sovrapproduzione.
Inoltre, i meccanismi di mercato, come i diritti di emissione negoziabili,
svolgono un ruolo importante nella politica climatica borghese. La Svizzera è
una sostenitrice particolarmente accanita di questi meccanismi nei negoziati
internazionali sul clima, che finanziano principalmente le riduzioni delle
emissioni in altri Paesi - alcune delle quali sarebbero avvenute comunque -
invece di occuparsi delle proprie emissioni. Questi meccanismi di mercato non
solo sono uno strumento insufficiente per una politica climatica efficiente, ma
hanno addirittura svolto un ruolo controproducente nei primi anni della loro
applicazione, rallentando l'eliminazione graduale delle energie fossili. Infine,
l'attuale politica climatica è caratterizzata dalla convinzione che le
tecnologie e l'innovazione possano risolvere la crisi climatica autonomamente. È
chiaro che le tecnologie sono importanti, ma credere che da sole possano
salvarci senza cambiare il sistema economico è un'illusione pericolosa.
Possiamo definire l'attenzione al consumo, ai meccanismi di mercato e alle soluzioni tecnologiche come ulteriori caratteristiche della politica climatica borghese. L'attenzione al consumo è una conseguenza diretta della favola della responsabilità individuale. La politica climatica borghese mira a cambiare il comportamento di consumo del 99% invece delle modalità di produzione. Tuttavia, abbiamo visto che il sovraconsumo è solo una conseguenza della sovrapproduzione. Inoltre, i meccanismi di mercato, come i diritti di emissione negoziabili, svolgono un ruolo importante nella politica climatica borghese. La Svizzera è una sostenitrice particolarmente accanita di questi meccanismi nei negoziati internazionali sul clima, che finanziano principalmente le riduzioni delle emissioni in altri Paesi - alcune delle quali sarebbero avvenute comunque - invece di occuparsi delle proprie emissioni. Questi meccanismi di mercato non solo sono uno strumento insufficiente per una politica climatica efficiente, ma hanno addirittura svolto un ruolo controproducente nei primi anni della loro applicazione, rallentando l'eliminazione graduale delle energie fossili. Infine, l'attuale politica climatica è caratterizzata dalla convinzione che le tecnologie e l'innovazione possano risolvere la crisi climatica autonomamente. È chiaro che le tecnologie sono importanti, ma credere che da sole possano salvarci senza cambiare il sistema economico è un'illusione pericolosa.
Lo sviluppo di tecnologie sempre meno impattanti sull’ambiente è sicuramente un’ottima cosa e sarà estremamente utile, esattamente come lo è il progresso scientifico. Sicuramente, però, queste nuove tecnologie non basteranno a risolvere le crisi. E soprattutto, l’imperativo della crescita elimina i potenziali benefici di queste tecnologie. Con macchine meno dannose per l’ambiente i capitalisti saranno ancor più incentivati a produrre di più, in modo da accumulare ancor più profitto. Le nuove tecnologie non vengono usate per produrre la stessa quantità di cose in minor tempo, ma per produrre più cose nello stesso lasso di tempo. Di fatto, le innovazioni potranno davvero avere un impatto positivo solo in una società libera dalle logiche capitaliste. Solo in una società post-crescita il progresso scientifico potrà essere utile al benessere dell’ambiente e delle persone, piuttosto che accelerare i processi di estrazione e smaltimento delle risorse naturali.
Possiamo definire l'attenzione al consumo, ai meccanismi di mercato e alle soluzioni tecnologiche come ulteriori caratteristiche della politica climatica borghese. L'attenzione al consumo è una conseguenza diretta della favola della responsabilità individuale. La politica climatica borghese mira a cambiare il comportamento di consumo del 99% invece delle modalità di produzione. Tuttavia, abbiamo visto che il sovraconsumo è solo una conseguenza della sovrapproduzione. Inoltre, i meccanismi di mercato, come i diritti di emissione negoziabili, svolgono un ruolo importante nella politica climatica borghese. La Svizzera è una sostenitrice particolarmente accanita di questi meccanismi nei negoziati internazionali sul clima, che finanziano principalmente le riduzioni delle emissioni in altri Paesi - alcune delle quali sarebbero avvenute comunque - invece di occuparsi delle proprie emissioni. Questi meccanismi di mercato non solo sono uno strumento insufficiente per una politica climatica efficiente, ma hanno addirittura svolto un ruolo controproducente nei primi anni della loro applicazione, rallentando l'eliminazione graduale delle energie fossili. Infine, l'attuale politica climatica è caratterizzata dalla convinzione che le tecnologie e l'innovazione possano risolvere la crisi climatica autonomamente. È chiaro che le tecnologie sono importanti, ma credere che da sole possano salvarci senza cambiare il sistema economico è un'illusione pericolosa.
La borghesia è cieca di fronte alla questione sociale del problema climatico. 100 grandi imprese sono responsabili del 71% delle emissioni di CO2 nella storia. Tra di esse si contano ExxonMobil, Gazprom, Chevron Corp.(2) Al tempo stesso, c’è un’enorme differenza tra le emissioni storiche prodotte dalle nazioni del Nord globale e quelle del Sud Globale. Le nazioni del Nord Globale hanno una responsabilità per la crisi climatica estremamente più elevata rispetto al Sud Globale e sono costrette a pagare la maggior parte dei danni causati dal cambiamento climatico (3). Infatti, siccità, tempeste, inondazioni, incendi,… stanno accadendo con sempre più frequenza in particolare nel Sud Globale. Anche le morti legate a questi eventi estremi sono molto più frequenti.(4) Questi sono anche la causa di milioni di migranti climatici.
Negli ultimi 40 anni, il 28% di tutta la nuova ricchezza derivante dalla crescita del PIL globale è finita nelle tasche dell’1% più ricco.(5) Questo significa che quasi un terzo di tutto il lavoro reso dal 99%, buona parte delle risorse che abbiamo estratto e buona parte della CO2 che abbiamo emesso negli ultimi decenni è stato fatto per rendere più ricchi i ricchi.
È chiaro che la crisi climatica è un problema di disuguaglianza. Lottare per il clima significa anche lottare per la giustizia sociale e contro gli interessi del capitale. Questo è completamente opposto a ciò in cui la politica borghese crede.
Possiamo definire l'attenzione al consumo, ai meccanismi di mercato e alle soluzioni tecnologiche come ulteriori caratteristiche della politica climatica borghese. L'attenzione al consumo è una conseguenza diretta della favola della responsabilità individuale. La politica climatica borghese mira a cambiare il comportamento di consumo del 99% invece delle modalità di produzioneintrodurre regolamentazioni nella sfera produttiva. Tuttavia, abbiamo visto che il sovraconsumo è solo una conseguenza della sovrapproduzione. Inoltre, i meccanismi di mercato, come i diritti di emissione negoziabili, svolgono un ruolo importante nella politica climatica borghese. La Svizzera è una sostenitrice particolarmente accanita di questi meccanismi nei negoziati internazionali sul clima, che finanziano principalmente le riduzioni delle emissioni in altri Paesi - alcune delle quali sarebbero avvenute comunque - invece di occuparsi delle proprie emissioni. Questi meccanismi di mercato non solo sono uno strumento insufficiente per una politica climatica efficiente, ma hanno addirittura svolto un ruolo controproducente nei primi anni della loro applicazione, rallentando l'eliminazione graduale delle energie fossili. Infine, l'attuale politica climatica è caratterizzata dalla convinzione che le tecnologie e l'innovazione possano risolvere la crisi climatica autonomamente. È chiaro che le tecnologie sono importanti, ma credere che da sole possano salvarci senza cambiare il sistema economico è un'illusione pericolosa.
Possiamo definire l'attenzione al consumo, ai meccanismi di mercato e alle soluzioni tecnologiche come ulteriori caratteristiche della politica climatica borghese. L'attenzione al consumo è una conseguenza diretta della favola della responsabilità individuale. La politica climatica borghese mira a cambiare il comportamento di consumo del 99% invece delle modalità di produzione. Tuttavia, abbiamo visto che il sovraconsumo è solo una conseguenza della sovrapproduzione.creare nuove modalità e pratiche di consumo per il 99% invece che invertire le logiche di sovrapproduzione e sovraconsumo. Eppure siamo consapevoli che la sovrapproduzione e gli incentivi al consumo insiti nel sistema capitalista portano ad un utilizzo eccessivo e all'esaurimento delle risorse del pianeta. . Inoltre, i meccanismi di mercato, come i diritti di emissione negoziabili, svolgono un ruolo importante nella politica climatica borghese. La Svizzera è una sostenitrice particolarmente accanita di questi meccanismi nei negoziati internazionali sul clima, che finanziano principalmente le riduzioni delle emissioni in altri Paesi - alcune delle quali sarebbero avvenute comunque - invece di occuparsi delle proprie emissioni. Questi meccanismi di mercato non solo sono uno strumento insufficiente per una politica climatica efficiente, ma hanno addirittura svolto un ruolo controproducente nei primi anni della loro applicazione, rallentando l'eliminazione graduale delle energie fossili. Infine, l'attuale politica climatica è caratterizzata dalla convinzione che le tecnologie e l'innovazione possano risolvere la crisi climatica autonomamente. È chiaro che le tecnologie sono importanti, ma credere che da sole possano salvarci senza cambiare il sistema economico è un'illusione pericolosa.
Abbiamo urgentemente bisogno di un'alternativa a questa politica climatica
borghese: una politica climatica sociale. Invece di attribuire la responsabilità
della crisi climatica alle singole persone, vogliamo dimostrare che il
capitalismo è la causa della crisi climatica. Dovrebbero infatti essere le
persone che traggono maggior profitto da questo sistema distruttivo a dover
pagare per affrontare la crisi climatica e le sue conseguenze. Anche le grandi
imprese e la piazza finanziaria devono essere finalmente chiamate a rispondere
delle loro azioni, attraverso divieti, tassazione e controllo democratico. La
nostra politica climatica non vuole cambiare il comportamento di consumo del
99%, ma il modo di produzione. Abbiamo quindi bisogno di una ristrutturazione
eco-sociale della sfera produttiva. Nessun* deve essere lasciato indietro in
questa ristrutturazione; la dimensione sociale della nostra politica climatica è
assolutamente centrale. Infine, la nostra politica climatica è internazionalista
e per il clima. Pertanto, il 99% del Sud globale deve essere protetto il più
possibile dalle conseguenze della crisi climatica e deve essere aiutato a
adattarsi a questa situazione.
Abbiamo
Perciò abbiamo urgentemente bisogno di un'alternativa a questa politica climatica borghese: una politica climatica sociale. Invece di attribuire la responsabilità della crisi climatica alle singole persone, vogliamo dimostrare che il capitalismo è la causa della crisi climatica. Dovrebbero infatti essere le persone che traggono maggior profitto da questo sistema distruttivo a dover pagare per affrontare la crisi climatica e le sue conseguenze. Anche le grandi imprese e la piazza finanziaria devono essere finalmente chiamate a rispondere delle loro azioni, attraverso divieti, tassazione e controllo democratico. La nostra politica climatica non vuole cambiare il comportamento di consumo del 99%, ma il modo di produzione. Abbiamo quindi bisogno di una ristrutturazione eco-sociale della sfera produttiva. Nessun* deve essere lasciato indietro in questa ristrutturazione; la dimensione sociale della nostra politica climatica è assolutamente centrale. Infine, la nostra politica climatica è internazionalista e per il clima. Pertanto, il 99% del Sud globale deve essere protetto il più possibile dalle conseguenze della crisi climatica e deve essere aiutato a adattarsi a questa situazione.
Abbiamo urgentemente bisogno di un'alternativa a questa politica climatica borghese: una politica climatica sociale. Invece di attribuire la responsabilità della crisi climatica alle singole persone, vogliamo dimostrare che il capitalismo è la causa della crisi climatica. Dovrebbero infatti essere le persone che traggono maggior profitto da questo sistema distruttivo a dover pagare per affrontare la crisi climatica e le sue conseguenze. Anche le grandi imprese e la piazza finanziaria devono essere finalmente chiamate a rispondere delle loro azioni, attraverso divieti, tassazione e controllo democratico. La nostra politica climatica non vuole cambiare il comportamento di consumo del 99%, ma il modo di produzione. Abbiamo quindi bisogno di una ristrutturazione eco-sociale della sfera produttiva. Nessun* deve essere lasciato indietro in questa ristrutturazione; la dimensione sociale della nostra politica climatica è assolutamente centrale. Infine, la nostra politica climatica è internazionalista e per il clima. Pertanto, il 99% del Sud globale deve essere protetto il più possibile dalle conseguenze della crisi climatica e deve essere aiutato a adattarsiincondizionatamente nell'adattarsi a questa situazione.
Il capitalismo implica crisi e lo sfruttamento del 99%. Dobbiamo avere il
coraggio di combattere ora per un futuro in cui una vita dignitosa sia garantita
a tutt*. I piani d'azione con i passi per una politica climatica sociale e
radicalmente anticapitalista sono già numerosi, ora dobbiamo contribuire
nell’attuarli. Per mostrare alla società per cosa lottare, abbiamo bisogno di
idee chiare; la nostra visione eco-socialista della società si basa su tre
pilastri: pianificazione ecologica democratica, post-crescita ed economia di
cura.
Il capitalismo implica e promuove le crisi e lorappresenta un profitto per poche persone basato sullo sfruttamento del 99%. Dobbiamo avere il coraggio di combattere ora per un futuro in cui una vita dignitosa sia garantita a tutt*. I piani d'azione con i passi per una politica climatica sociale e radicalmente anticapitalista sono già numerosi, ora dobbiamo contribuire nell’attuarli. Per mostrare alla società per cosa lottare, abbiamo bisogno di idee chiare; la nostra visione eco-socialista della società si basa su tre pilastri: pianificazione ecologica democratica, post-crescita ed economia di cura.
La ristrutturazione economica non potrà avvenire in modo isolato, ma dovrà
essere necessariamente accompagnata da una trasformazione radicale di tutte le
strutture sociali. L'obiettivo dovrebbe essere un'economia pianificata
democratica ed ecologica; solo in questo modo si potrà mettere al centro il
benessere della società nel suo insieme. Attraverso la gestione e la
pianificazione su più livelli, in cui le persone interessate decidano
democraticamente la produzione e le risorse necessarie, tenendo conto dei
bisogni delle persone e delle capacità dell'ambiente, si potrà garantire che
tutti*ottengano ciò di cui hanno bisogno, ma che nessun* venga sfruttat*.
La ristrutturazione economica non potrà avvenire in modo isolato, ma dovrà essere necessariamente accompagnata da una trasformazione radicale di tutte le strutture sociali. L'obiettivo dovrebbe essere un'economia pianificata democratica, decentralizzata ed ecologica; solo in questo modo si potrà mettere al centro il benessere della società nel suo insieme. Attraverso la gestione e la pianificazione su più livelli, in cui le persone interessate decidano democraticamente la produzione e le risorse necessarie, tenendo conto dei bisogni delle persone e delle capacità dell'ambiente, si potrà garantire che tutti*ottengano ciò di cui hanno bisogno, ma che nessun* venga sfruttat*.
La ristrutturazione economica non potrà avvenire in modo isolato, ma dovrà essere necessariamente accompagnata da una trasformazione radicale di tutte le strutture sociali. L'obiettivo dovrebbe essere un'economia pianificata democratica ed ecologica; solo in questo modo si potrà mettere al centro il benessere della società nel suo insieme. Attraverso laLa gestione e la pianificazione su più livelli, in cui le persone interessate decidanoono democraticamente lasulla produzione e lesulle risorse necessarie, tenendo conto dei bisogni delle personeproprie necessità e delle capacità dell'ambiente, si potràpossono garantire che tutti** ottengano ciò di cui hanno bisogno, ma che senza lo sfruttamento di nessun* venga sfruttat*e niente.
La ristrutturazione economica non potrà avvenire in modo isolato, ma dovrà essere necessariamente accompagnata da una trasformazione radicale di tutte le strutture sociali. L'obiettivo dovrebbe essere un'economia pianificata democratica ed ecologica; solo in questo modo si potrà mettere al centro il benessere della società nel suo insieme. Attraverso laServono gestione e la pianificazione su più livelli, in cui lenelle aziende, nelle istituzioni politiche e attraverso el associazioni, che permettano alle persone interessate decidano democraticamentedi decideredemocraticamente la produzione e le risorse necessarie, tenendo conto dei propri bisogni delle persone e delle capacità dell'ambiente,.Solo così si potrà garantire che tutti*ottengano ciò di cui hanno bisogno, ma che nessun* venga sfruttat*.
È indispensabile liberare la nostra società dalla costrizione capitalistica alla
crescita. Ci stiamo impegnando per una società post-crescita, che implica una
dematerializzazione dell'economia attraverso la riduzione controllata delle
attività economiche con un consumo materiale concreto[6], per frenare e poi
superare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo. La crescita può e deve
essere legata solo alla qualità, e non alla quantità come in passato. Dovrebbe
essere migliore e orientata ai bisogni, invece di limitarsi a produrre sempre di
più. Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsi, si dovrebbe
attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo
per le attività sociali e la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un
contributo centrale all'eliminazione della precarietà.
È indispensabile liberare la nostra società dalla costrizione capitalistica alla crescita. Ci stiamo impegnando per una società post-crescita, che implica una dematerializzazione dell'economia attraverso la riduzione controllata delle attività economiche con un consumo materiale concreto[6], per frenare e poi superare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo.Questo significa avviare un processo che ambisce a costruire una nuova società basata su altri valori, come la sostenibilità, la democrazia, l’equità e il benessere collettivo La crescita può e deve essere legata solo alla qualità, e non alla quantità come in passato. Dovrebbe essere migliore e orientata ai bisogni, invece di limitarsi a produrre sempre di più. Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsi, si dovrebbe attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo per le attività sociali e la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un contributo centrale all'eliminazione della precarietà.
È indispensabile liberare la nostra società dalla costrizione capitalistica alla crescita. Ci stiamo impegnando per una società post-crescita, che implica una dematerializzazione dell'economia attraverso la riduzione controllata delle attività economiche con un consumo materiale concreto[6], per frenare e poi superare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo. La crescita può e deve essere legata solo alla qualità, e non alla quantità come in passato. Dovrebbe essere migliore e orientata ai bisogni, invece di limitarsi a produrre sempre di più. Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsi, si dovrebbe attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo per le attività sociali e la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un contributo centrale all'eliminazione della precarietà.
In concreto vuole dire analizzare quali settori della nostra economia non portano a un autentico benessere, come la produzione di jet privati, i combustibili fossili, le pubblicità assillanti, etc. e ridurne drasticamente la produzione e, al tempo stesso, potenziare settori come l’istruzione, la sanità, il servizio pubblico, etc. i quali invece sono essenziali per la costruzione di una società sostenibile.
Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsi, si dovrebbe attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo per le attività sociali e la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un contributo centrale all'eliminazione della precarietà.
È indispensabile liberare la nostra società dalla costrizione capitalistica alla crescita. Ci stiamo impegnando per una società post-crescita, che implica una dematerializzazione dell'economia attraverso la riduzione controllata delle attività economiche con un consumo materiale concreto[6], per frenare e poi superare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo. La crescita può e deve essere legata solo alla qualità, e non alla quantità come in passato. Dovrebbe essere migliore e orientata ai bisogni, invece di limitarsi a produrre sempre di più. Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsi, si dovrebbe attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo per le attività sociali e la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un contributo centrale all'eliminazione della precarietà.
Altre lotte legate sono per esempio quella per una migliore ripartizione della ricchezza, una drastica diminuzione delle importazioni, e conseguente preferenza alla produzione locale, una netta limitazione alle pubblicità, una riduzione massiccia della fabbricazione di armi o lo sviluppo di prodotti più duraturi.
È indispensabile liberare la nostra società dalla costrizione capitalistica alla crescita. Ci stiamo impegnando per una società post-crescita, che implica una dematerializzazione dell'economia attraverso la riduzione controllata delle attività economiche con un consumo materiale concreto[6], per frenare e poi superare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo. La crescita può e deve essere legata solo alla qualità, e non alla quantità come in passato. Dovrebbe essere migliore e orientata ai bisogni, invece di limitarsi a produrre sempre di più. Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsi, si dovrebbe attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo per le attività sociali e la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un contributo centrale all'eliminazione della precarietà.
Infine, per superare il capitalismo e garantire un futuro al pianeta, si deve applicare il salario a vita. Il frutto del nostro lavoro deve essere controllato democraticamente e, di conseguenza, da una parte ridistribuito sotto forma di salario a vita e dall'altra reinvestito nei settori della produzione che riteniamo utili. In questo modo si può risolvere il problema ecologico causato dalla sovrapproduzione e raggiungere una società post-crescita.
È indispensabile liberare la nostra società dalla costrizione capitalistica alla crescita. Ci stiamo impegnandoAl momento, ci viene fatto credere che il capitalismo verde sia possibile. Tuttavia, una crescita economica infinita non è compatibile con un pianeta dalle risorse limitate. L'attuale crescita economica si misura solo in termini di lavoro salariato. In questo modo si trascura il lavoro non retribuito che viene svolto e senza il quale la società capitalista non potrebbe sopravvivere. È per questo che bisogna puntare a una società post-crescita, che implica una dematerializzazione dell'economia attraverso la riduzione controllata delle attività economiche con un consumo materiale concreto[6], per frenare e poi superare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo. La crescita può e deve essere legata solo alla qualità, e non alla quantità come in passato. Dovrebbe essere migliore e orientata ai bisogni, invece di limitarsi a produrre sempre di più. Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsi, si dovrebbe attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo per le attività sociali e la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un contributo centrale all'eliminazione della precarietà.
È indispensabile liberare la nostra società dalla costrizione capitalistica alla crescita. Ci stiamo impegnando per una società post-crescita, che implica una dematerializzazione dell'economia attraverso la riduzione controllata delle attività economiche con un consumo materiale concreto[6], per frenare e poi superare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo. La crescita può e deve essere legata solo alla qualità, e non alla quantità come in passato. Dovrebbe essere migliore e orientata ai bisogni, invece di limitarsi a produrre sempre di più. Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsi, si dovrebbe attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo per le attività sociali e la famiglia.Invece di produrre sempre di più, occorre concentrarsi su una produzione di alta qualità e orientata alle esigenze. Una massiccia riduzione dell'orario di lavoro consentirebbe alle persone di avere più tempo per vivere bene, lasciando più tempo per le attività sociali e per la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un contributo centrale all'eliminazione della precarietà.
È indispensabile liberare la nostra società dalla costrizione capitalistica alla crescita. Ci stiamo impegnando per una società post-crescita, che implica una dematerializzazione dell'economia attraverso la riduzione controllata delle attività economiche con un consumo materiale concreto[6], per frenare e poi superare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo. La crescita può e deve essere legata solo alla qualità, e non alla quantità come in passato. Dovrebbe essere migliore e orientata ai bisogni, invece di limitarsi a produrre sempre di più. Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsi, si dovrebbe attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo per le attività sociali e la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un contributo centrale all'eliminazione della precarietàdelle disuguaglianze sociali.
È indispensabile liberare la nostra società dalla costrizione capitalistica alla crescita. Ci stiamo impegnando per una società post-crescita, che implica una dematerializzazioneladematerializzazione, il potenziamento e la rilocalizzazione dell'economia attraverso la riduzione controllata delle attività economiche con un consumo materiale concreto[6]e dannoso per l'ambiente, per frenare e poi superare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo. La crescita può e deve essere legata solo alla qualità, e non alla quantità come in passato. Dovrebbe essere migliore e orientata ai bisogni, invece di limitarsi a produrre sempre di più. Affinché le persone abbiano più tempo per vivere e svilupparsicombattere il cambiamento climatico agendo a livello locale, si dovrebbe attuare una massiccia riduzione dell'orario di lavoro. Questo lascerà più tempo per le attività sociali e la famiglia. Inoltre, questo passo potrà dare un contributo centrale all'eliminazione della precarietàqueste misure potrannocontribuire al cambio di paradigma nel mondo del lavoro, lottando contro il precariato e offrendo più tempo per le attività con la propria famiglia e la propria cerchia di persone, consentendo a tutt* di produrre autonomamente beni di prima necessità come cibo, cosmetici e vestiti.
In una società ecosocialista, il lavoro di cura ha un ruolo centrale. I settori
dell'assistenza devono essere collettivizzati e organizzati democraticamente.[7]
L'utilizzo di servizi di assistenza è un bisogno fondamentale di ogni persona,
il che rende il lavoro di assistenza una questione fondamentale per ogni forma
di convivenza.[8] L'organizzazione decentralizzata e statale delle strutture di
assistenza all'interno delle comunità è quindi inevitabile per un autogoverno
decentralizzato e orientato ai bisogni.
In una società ecosocialista, il lavoro di cura ha un ruolo centrale. I settori dell'assistenza devono essere collettivizzati e organizzati democraticamente.[7] L'utilizzo di servizi di assistenza è un bisogno fondamentale di ogni persona, il che rende il lavoro di assistenza una questione fondamentale per ogni forma di convivenza.[8] L'organizzazione decentralizzata e statale dellesocialedelle strutture di assistenza all'interno delle comunità è quindi inevitabile per un autogoverno decentralizzato e orientato ai bisogni.
In una società ecosocialista, il lavoro di cura ha un ruolo centrale. I settori dell'assistenza devono essere collettivizzati e organizzati democraticamente.[7] L'utilizzo di servizi di assistenza è un bisogno fondamentale di ogni personaessere senziente, il che rende il lavoro di assistenza una questione fondamentale per ogni forma di convivenza.[8] L'organizzazione decentralizzata e statale delle strutture di assistenza all'interno delle comunità è quindi inevitabile per un autogoverno decentralizzato e orientato ai bisogni.
In una società ecosocialista, il lavoro di cura ha un ruolo centrale. I settori dell'assistenza devono essere collettivizzati e organizzati democraticamente.[7] , per renderli ecologici e non più parte delle logiche di mercato del sovraconsumo e della sovrapproduzione.L'utilizzo di servizi di assistenza è un bisogno fondamentale di ogni persona, il che rende il lavoro di assistenza una questione fondamentale per ogni forma di convivenza.[8] Per garantire una transizione ecologica favorevole al 99%, il lavoro di cura dovrà essere una leva importante e una delle componenti principali nella lotta al cambiamento climatico. L'organizzazione decentralizzata e statale delle strutture di assistenza all'interno delle comunità è quindi inevitabile per un autogoverno decentralizzato e orientato ai bisogni umani, rispettando ambiente ed animali, ed evitando derive neoliberiste di sfruttamento delle merci.
Una società solidale, in cui il lavoro di cura è distribuito in modo equo, crea
una resistenza alle crisi. Una rete sociale forte rende più resilienti in caso
di disastri e crisi – cosa di cui c'è urgente bisogno soprattutto con l'aumento
degli eventi meteorologici estremi nella crisi climatica.
Se vogliamo garantire non solo la sopravvivenza, ma anche una buona vita per
tutt*, il momento di cambiare è ora. Il superamento del capitalismo è
inevitabile e più urgente che mai. Non crediamo nella favola della crescita
verde, ma ci battiamo per una politica climatica radicalmente sociale e
anticapitalista. Ai responsabili della crisi si sarebbe dovuto chiedere di
pagare ieri, ma oggi li riteniamo tuttora responsabili, perché è ora di porre
fine a questo sistema distruttivo! Un altro mondo è possibile: puntiamo
sull'ecosocialismo!
Se vogliamo garantire non solo la sopravvivenza, ma anche una buona vita per tutt*, il momento di cambiare è ora. Il superamento del capitalismo è inevitabile e più urgente che mai. Non crediamo nella favola della crescita verde, ma ci battiamo per una politica climatica radicalmente sociale e anticapitalista. Ai responsabili della crisi si sarebbe dovuto chiedere di pagare ieri, ma da oggi li riteniamo tuttora responsabili, perché è ora di porre fine a questo sistema distruttivo! Un altro mondo è possibile: puntiamo sull'ecosocialismo!
[1] Masson-Delmotte, Valérie et al. : Global Warming of 1.5°C. Summary for
policy makers (nell’ambito del rapport IPCC), o.O 2022
[3] L'accumulazione originaria si riferisce al processo (a partire dal XV secolo
circa) che ha reso possibile l'instaurazione dei rapporti di produzione
capitalistici e l'accumulazione di capitale.
[4] L'obsolescenza programmata si riferisce alla deliberata limitazione della
durata di vita dei prodotti da parte di un'azienda.
[5] Donne, lesbiche, persone intersex, non binarie, transessuali e agender,
[6] Climatestrike Switzerland: Klimaaktionsplan. Kurzfassung, Zurigo 2021, P.
30.
[7] Winker, Gabriele: Care-Revolution als feministisch-marxistische
Transformationsperspektiv, in: das Argument, XX 2015, S. 538.
[8] Madörin, Mascha: Care Ökonomie. Eine Herausforderung für die
Wirtschaftswissenschaften, in: Caglar, Gülay (Hrsg.): Gender and Economics.
Feministische Kritik der politischen Ökonomie, Wiesbaden 2010, S. 90.