Veranstaltung: | Jahresversammlung 18./19. Februar 2023 |
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Antragsteller*in: | Comitato direttivo (beschlossen am: 11.01.2023) |
Status: | Eingereicht |
Eingereicht: | 17.01.2023, 20:32 |
A4: Riconoscere e combattere il razzismo: nella società e nella sinistra
Antragstext
Riconoscere e combattere il razzismo: nella
società e nella sinistra
Pochi meccanismi sono così fortemente radicati nella società svizzera e allo
stesso tempo elementi di negazione collettiva come il razzismo. Spesso il
razzismo è chiaramente riconoscibile, come nel contesto delle campagne UDC,
tipiche e ricorrenti dagli anni '90[1]. Tuttavia, il razzismo non può essere
attribuito solo all’UDC, ma si può trovare in varie forme nella società, anche
all'interno delle strutture di sinistra. Va ricordato che sono stati i sindacati
e la stessa socialdemocrazia ad alimentare per lungo tempo il discorso razzista
sulla "inforestierimento"[1][2], [3]. Ancora oggi, molte persone a sinistra
evitano di fare i conti con questo passato e di partecipare in modo credibile
alla lotta antirazzista [1], [4]. In molte aree della società, l’antirazzismo è
appena agli inizi. Ancora oggi, la resistenza contro la supremazia bianca
risulta essere svolta unicamente dalle persone colpite dal razzismo, mentre si
affievolisce nella società a maggioranza bianca.
Negli ultimi anni, le lotte antirazziste hanno acquisito maggiore importanza
anche in Svizzera, non da ultimo grazie al movimento Black Lives Matter (BLM),
riaccesosi oltreoceano. Tuttavia, come sempre, a questo si associa anche un
contraccolpo reazionario. La resistenza antirazzista è diventata particolarmente
visibile attraverso le manifestazioni dell'estate 2020, nell'ambito delle
proteste mondiali dovute all'omicidio di George Floyd da parte della polizia
nello Stato americano del Minnesota. L'ampia mobilitazione per le manifestazioni
non è stata avviata dai gruppi di sinistra, ma soprattutto dalle persone di
colore (PoC) colpite dal razzismo, che rappresentano una forza politica
emergente in Svizzera[5], [6].
A questo punto è necessario sottolineare che non esiste un antirazzismo, così
come non esiste un razzismo. Il presente documento ne terrà conto. Piuttosto,
l'antirazzismo rappresenta la somma delle lotte, in parte separate, delle
persone discriminate a causa di varie forme di razzializzazione. Le forme di
razzismo (che non verranno elencate in modo esaustivo) comprendono la
discriminazione basata sul colore della pelle, l'antisemitismo, l'antiziganismo
e altre forme di discriminazione basate su stereotipi culturali o geografici. A
causa dell'ampiezza tematica e della complessità di queste diverse lotte
antirazziste, va notato che questo documento può fornire solo un quadro
incompleto di queste lotte. Ciò è particolarmente vero nel caso
dell'antisemitismo. In futuro, un documento/risoluzione a parte sarà dedicato al
suo complesso background storico e alle sue conseguenze di vasta portata [7].
La creazione e la diffusione di strutture economiche capitalistiche non poteva
che andare di pari passo con la legittimazione delle strutture razziste. Il
razzismo è uno strumento necessario alla borghesia per dividere la classe
lavoratrice. È necessario opporsi in modo solidale e con tutte le forze, senza
ignorare il fatto che esistono diversi razzismi e diverse lotte, che devono
essere collegate e condotte insieme.
Non è una coincidenza che grazie al movimento BLM la resistenza al razzismo nei
confronti delle persone di colore sia diventata un argomento di discussione tra
il grande pubblico. Infatti, mentre in questo Paese la discriminazione sulla
base della nazionalità è da tempo un argomento dibattuto e contestato[6][8],
prevale ancora l'idea errata che la cosiddetta xenofobia non abbia nulla a che
fare con il razzismo. È la conseguenza del tipico discorso elvetico, che travisa
il ruolo della Svizzera nella storia coloniale europea e nell'epoca del
nazionalsocialismo. Questa distorsione dei fatti storici fa sì che i dibattiti
antirazzisti incontrino la resistenza della classe media e della sinistra [1],
[9].
Questo documento intende fornire una base per un esame critico della questione
del razzismo. Serve come strumento per una possibile linea d'azione dal punto di
vista della GISO Svizzera e anche per un esame critico delle strutture interne
alla sinistra. In particolare, verrà esaminato anche il ruolo della GISO,
partito prevalentemente composto da persone bianche, e di altre forze di
sinistra. Il presente documento illustra le possibili vie d'uscita da una
società razzista e di passaggio a una società antirazzista.
Il razzismo come fondamento del capitalismo
Per analizzare la situazione attuale è necessaria una definizione concettuale.
Il termine "razzismo" non è facile da definire. In parole povere, ci sono
tentativi di definizione più ristretti e altri più ampi. È importante rendersi
conto che un razzismo non esiste, ma che esistono molteplici e diverse forme di
razzismo. Questi possono essere disposti su uno spettro a causa delle
circostanze storiche e delle diverse relazioni di potere [10, p. 52]. Tutte le
forme di razzismo hanno una funzione oppressiva. Per definire l'oppressore e
l'oppresso, vengono create differenze fittizie e giustificate pseudo-
biologicamente e/o pseudo-culturalmente [11, p. 92].
La storia del razzismo è antica, anche se il termine esiste solo dal XX secolo
come risposta alla diffusione delle "teorie razziali" pseudo-scientifiche [12].
In epoca moderna, l'origine del razzismo può essere fatta risalire alla
cosiddetta "riconquista" della penisola iberica nel XIV-XV secolo da parte delle
forze cristiane dominanti. Con la cosiddetta "limpieza de sangre" ("purezza del
sangue"), le differenze pseudo-biologiche tra cristian*, musulman* ed ebre* sono
state definite dalle persone cristiane al potere, il che ha portato alla
sistematica oppressione e persecuzione di ebre* e musulman*. Tuttavia, le
manifestazioni e le strutture razziste esistevano molto prima e sono riassunte
con il termine "proto-razzismo".
In seguito, la colonizzazione europea prese rapidamente piede nel XV e XVI
secolo. Spinte dall'avidità di profitto capitalistica, inizialmente la Spagna e
il Portogallo, e in seguito molte altre potenze europee, stabilirono sistemi di
governo oppressivi in altri continenti. Il genocidio e lo sfruttamento sono
stati compiacentemente "legittimati" in termini razzisti. Inizialmente, questo è
stato fatto con il pretesto del cristianesimo, "civilizzando" e facendo
proselitismo nei continenti occupati e poi impossessandosi della ricchezza
economica [14]. Questo processo di distinzione tra colonizzat* e
colonizzatori/trici* ha manifestato un rapporto binario di "noi" contro "gli/le
altr*" che è stato e continua a essere giustificato con altri argomenti razzisti
[13]. È importante capire che il colonialismo e l'imperialismo sono stati
essenziali per la diffusione e la sistematizzazione del modo di produzione
capitalistico.
Secondo Rosa Luxemburg, imperialismo e capitalismo sono necessariamente
interdipendenti e descrivono lo stadio finale del capitalismo. Il razzismo è una
componente fondamentale per il funzionamento della produzione capitalistica e
del suo sviluppo globale. Il capitalismo si basa sullo sfruttamento delle
persone e dell'ambiente attraverso il saccheggio su scala globale. La classe
dominante, la borghesia, ha un grande interesse a far sì che i popoli oppressi
non si vedano come un'unica classe. Il razzismo viene quindi utilizzato come
strumento per preservare l'egemonia borghese.
Anche la Svizzera faceva e fa parte degli intrecci transnazionali, imperialisti
e coloniali. Guardando alle imprese capitalistiche internazionali, si può
parlare di imperialismo bancario e borsistico svizzero. Durante e dopo la
cosiddetta "decolonizzazione", le imprese svizzere hanno preso in carico le
attività delle ex potenze coloniali o degli attori coinvolti. Ancora oggi, il
commercio estero svizzero fa affari con regimi dittatoriali e corrotti. Nel
XVIII e XIX secolo, numerose industrie svizzere parteciparono finanziariamente
alla tratta transnazionale degli schiavi, cioè alla deportazione sistematica
degli*/delle* abitanti del continente africano. Inoltre, alcune persone svizzere
possedevano piantagioni e schiavizzavano persone in vari continenti[14], [16, p.
17].
Il razzismo sistematico, indispensabile per l'instaurazione delle strutture
capitalistiche globali, può essere visto come un diretto precursore del razzismo
pseudo-biologico che prevaleva in Europa nel XIX/XX secolo. Oltre alle piante e
agli animali, le persone venivano sistematicamente classificate e gerarchizzate
in "razze". Nel XX secolo, questi concetti razzisti sono stati utilizzati dalle
forze naziste in Germania, dal regime di apartheid in Sudafrica e dalle leggi
Jim Crow negli Stati Uniti. Alla fine del XX secolo, il concetto di "razze
umane" è stato chiaramente confutato scientificamente e messo fuori legge. Da
allora, il termine "razza" non viene più utilizzato nel mondo di lingua tedesca
per distinguere le persone. In francese e in inglese, invece, il termine race
viene utilizzata per indicare un costrutto sociale della società [11].
Dopo questo ostracismo sociale e scientifico, la nuova destra ha trovato un
altro modo per riconfezionare le vecchie idee nel cosiddetto "culturalismo"
(anche detto neo-razzismo). Tra questi spicca il concetto del cosiddetto
"etnopluralismo", che divide le persone in cosiddetti "gruppi etnici" e rifiuta
la coesistenza di diverse "etnie" o "culture": nuovi termini, vecchie ideologie
razziste [15, p. 37].
Il razzismo come strumento della borghesia svizzera
Il discorso razzista sulla migrazione
Oggi è necessario analizzare diverse sfere di influenza. La base centrale del
discorso razzista e di divisione di classe in Svizzera è il neologismo
"inforestierimento". Questo termine non è usato solo nel dibattito pubblico, ma
anche nelle leggi e nei documenti ufficiali [16, p. 89ss]. L'ambiguità del
termine lo ha reso uno strumento importante per attribuire una parvenza di
oggettività al razzismo, nonostante il fatto che il termine fosse chiaramente
associato a motivazioni razziste già agli esordi [9]. Nel contesto
dell’"inforestierimento", si crea l'opposizione di un "noi" contro "loro",
ovvero le presunte persone straniere. Le giustificazioni di questa scelta
cambiano continuamente e fino ad oggi. Si va dalle opinioni pseudo-biologiche
come base della politica razzista alle presunte "differenze culturali". Queste
ultimi vengono utilizzate come argomento per giustificare l'impossibilità di
assimilazione alla società maggioritaria svizzera. Tutte le varianti sono
comunque razziste, anche quando si parla di "cultura" invece che di nozioni
pseudo-biologiche di "razze". [1], [8]. Il razzismo giustificato con l'aiuto
delle "differenze culturali" risulta quindi assolutamente accettabile anche
nelle classi medie [1], [3], [8].
L’espansione sociale del razzismo in Svizzera è decisamente promossa nei Paesi
di lingua tedesca dall'uso e dall'ulteriore sviluppo del concetto di
"Überfremdung". Tuttavia, questo da solo non può spiegare la soppressione del
dibattito antirazzista dalla sfera pubblica. A ciò si aggiunge la già citata
falsa narrazione del coinvolgimento della Svizzera in attività coloniali e
neocoloniali. In inglese, il fenomeno viene talvolta definito "anti-racialism",
una forma di presunto dissolvimento della razzializzazione e della
discriminazione ad essa associata come risultato del revisionismo del proprio
passato coloniale [1]. Qualcosa di simile si può dire dell'antisemitismo o
dell'antiziganismo. Un esempio lampante è la rivalutazione, per lo più assente,
della partecipazione svizzera ai crimini nazisti dopo la Seconda guerra
mondiale. Gli atteggiamenti antisemiti e le idee fasciste erano diffusi anche in
Svizzera, e in parte lo sono ancora oggi. Inoltre, la Svizzera collaborò
attivamente con la Germania nazista: oltre ad accettare di contrassegnare i
passaporti delle persone ebree tedesche con il "timbro ebreo", alle persone
rifugiate ebree fu negato l'asilo. Le banche svizzere hanno accumulato opere
d'arte saccheggiate e beni che la Germania nazista aveva sottratto ad ebre*
uccis* [7]. Esponenti dell’industria svizzera hanno fornito baracche al campo di
concentramento di Auschwitz [17], [18], e l'elenco potrebbe continuare a lungo.
La soppressione dei fatti storici è sostenuta dalla narrazione egemonica della
neutralità svizzera, che aiuta lo Stato, in quanto autorità presumibilmente
neutrale nella storia contemporanea internazionale, a scagionarsi dal
coinvolgimento e quindi dalle responsabilità [1]. Anche se la borghesia svizzera
ha fatto attivamente affari con gli Stati coloniali, i regimi fascisti, e lo fa
ancora oggi, la versione ufficiale della Svizzera se la cava con una
cancellazione degli avvenimenti del passato.
Dallo statuto di migranti stagionali al regime migratorio
odierno
Per comprendere l'origine delle strutture razziste svizzere non si può
prescindere da una visione d'insieme della storia recente della migrazione di
manodopera, il cui sfondo è stato plasmato in modo decisivo dal modo di
produzione capitalistico. Solo alla fine del XIX secolo l'importanza
dell'immigrazione in Svizzera è aumentata. Prima di allora, il Paese era
caratterizzato dall'emigrazione dovuta alla mancanza di prospettive economiche.
Con l'industrializzazione, la domanda di lavoro è cresciuta [19]. Fino a dopo la
Prima guerra mondiale, c'era di fatto libertà di insediamento per persone
provenienti dall'estero. Dopo la fine della Prima guerra mondiale,
l'immigrazione è stata praticamente bloccata del tutto con l'inasprimento del
regime di frontiera. Quasi solo le persone lavoratrici regolamentate dallo
statuto di lavoratore/trice stagionale, a partire dal 1931, sono stati
autorizzat* a stabilirsi in Svizzera per un periodo di tempo limitato e
unicamente al fine di lavorare. Il loro soggiorno è stato limitato a una
"stagione" massima di nove mesi, senza diritto al ricongiungimento familiare.
Questo ha permesso, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, di stimolare la
crescita economica, mentre allo stesso tempo è stata attuata una netta
segregazione delle persone lavoratrici stagionali straniere, per lo più
italiane, dal resto della popolazione. In questo contesto, è stata perseguita
una politica xenofoba per combattere l’"inforestierimento" della Svizzera [20],
[21]. Questa politica è un esempio di discriminazione multipla. La Svizzera
avrebbe avuto un ampio margine di manovra, perché la domanda di manodopera
avrebbe potuto essere soddisfatta espandendo il lavoro salariato delle donne.
Tuttavia, ciò avrebbe richiesto l'ammissione di una crescente uguaglianza
economica per le donne, in contraddizione con i modelli di genere borghesi
prevalenti [16, p. 89ss]. Lo sfruttamento degli uomini stranieri rappresentava
quindi una situazione vantaggiosa per la borghesia svizzera. La Svizzera è stata
ed è tuttora un chiaro beneficiario dello sfruttamento delle persone migranti,
mentre allo stesso tempo è stato istituito uno dei regimi migratori più severi
d'Europa. Sebbene lo statuto delle persone lavoratrici stagionali sia stato
abolito nel 2002 con l'introduzione della libera circolazione delle persone da
parte dell'Unione Europea, la legge sulle persone straniere continua a essere
caratterizzata dal bisogno di manodopera della borghesia. Allo stesso tempo, la
Svizzera ha ancora una delle politiche migratorie più restrittive e
discriminatorie d'Europa.
Dal punto di vista giuridico, il regime migratorio svizzero si basa sulla Legge
federale sugli stranieri e la loro integrazione (LStrI) [22], sulla Legge
sull'asilo (LAsi) [23] e sugli accordi internazionali (Schengen/Dublino) [24] e
l'Accordo UE sulla libera circolazione delle persone [25]. Su queste basi, le
istituzioni agiscono come ancelle di un'agenda razzista comune, che la politica
adatta agli interessi (economici) della borghesia. Gli attori più importanti
sono Frontex, la Segreteria di Stato per la Migrazione (SEM), le autorità
giudiziarie e di polizia e le autorità cantonali per la migrazione e l'asilo.
L'interpretazione della base giuridica non è uniforme, soprattutto in
considerazione dei diversi gradi di discriminazione multipla. Il trattamento
delle persone migranti varia notevolmente a seconda della regione di
provenienza. Le istituzioni del regime di asilo non fanno riferimento a criteri
"oggettivi", ma piuttosto negano alle persone migranti un'udienza legale secondo
schemi apparentemente arbitrari. Questa arbitrarietà nasconde sistematicamente
una combinazione di stereotipi culturalmente razzisti. Questo include impronte
orientaliste, islamofobiche, antiziganiste, anti-nere, neo-razziste ed
eurocentriche. Lo dimostra il trattamento riservato alle persone rifugiate della
guerra in Ucraina: a migliaia di persone rifugiate provenienti da aree occupate
e/o minacciate da genocidi e guerre di aggressione, così come a coloro che sono
dimostrabilmente perseguitat* politicamente, viene negato lo status di rifugiat*
riconosciuti (status F). Allo stesso tempo, nei primi mesi della guerra di
aggressione russa, un'ondata di solidarietà ha investito la Svizzera per le
persone rifugiate bianche provenienti dall'Ucraina, considerat* meno "divers*"
nel discorso (culturalmente) razzista. Discorsivamente, innumerevoli espressioni
mediatiche di solidarietà hanno rafforzato l'opposizione alle persone migranti
non bianche.
Nella maggior parte delle decisioni negative in materia di asilo, la SEM cita la
mancanza di credibilità delle persone interessate o "paesi terzi sicuri". Queste
decisioni negative in materia di asilo minacciano l'espulsione/deportazione o
una vita senza alcuno status di residenza. In queste condizioni, la Svizzera
cerca di creare le peggiori condizioni di vita possibili per i/le* richiedenti
asilo respint* nei cosiddetti centri di rimpatrio. Alcuni centri di rimpatrio
sono stati fortemente criticati dalla Commissione nazionale per la prevenzione
della tortura e diverse persone sono già morte in Svizzera nella cosiddetta
detenzione per espulsione. Le persone richiedenti asilo che vengono respinte
devono anche sopportare un indegno regime di emergenza, mentre viene loro
completamente negato l'accesso al mercato del lavoro regolare. Se hanno bisogno
di più denaro rispetto ai 240 franchi dell'aiuto d'emergenza, sono costrett* a
lavorare in nero.
Le nostre istituzioni sono razziste!
Giustizia e polizia: il razzismo si manifesta attraverso la
violenza
Il ruolo della polizia ha una grande rilevanza nel mantenimento delle strutture
sociali razziste. Il loro lavoro si basa su dimostrazioni di potere e azioni
sproporzionate. Nello svolgimento del lavoro di polizia, si osserva spesso l'uso
della violenza contro persone non bianche. Invece di considerare questi problemi
a livello sistemico, gli episodi di razzismo vengono spesso liquidati dallo
Stato e dall'opinione pubblica come "incidenti isolati". La polizia è
un'istituzione razzista e non è quindi sufficiente guardare solo al
comportamento individuale degli/delle* agenti.
I rapporti di polizia documentano gli arresti violenti e spesso li legittimano
con accuse di aggressione da parte della persona arrestata, che a posteriori
vengono difficilmente messe in discussione. In questo modo, durante i controlli
di polizia si verifica un sistematico profiling razziale. Le persone nonbianche
vengono controllate sulla base del colore della pelle e trattate in modo
fondamentalmente diverso rispetto alle persone bianche[26].
Una copertura per il razzismo è fornita dalla nazionalità. Il sistema giuridico
classifica le persone in tre gruppi diversi: cittadin* svizzer*, cittadin* di
Paesi dell'UE e dell'EFTA e cittadin* dei cosiddetti "Paesi terzi". La libera
circolazione delle persone si applica ai/alle* cittadin* dell'UE/AELS, mentre il
soggiorno delle persone provenienti da "Paesi terzi" è regolato da accordi
bilaterali. La Costituzione vieta la differenziazione delle persone in base alla
loro "razza", ma lo Stato ha creato istituzioni razziste, come dimostrano
diverse sentenze. L'importante caso di Mo Wa Baile è attualmente pendente presso
la Corte europea dei diritti dell'uomo. Egli si è rifiutato di mostrare la carta
d'identità dopo che gli agenti di polizia si sono rifiutati di spiegare perché
fosse l'unico pendolare controllato. In seguito, il controllo di polizia è stato
ritenuto legale a causa del colore della pelle della persona, con la motivazione
che la stazione era un luogo di passaggio per la "migrazione illegale" [25].
Inoltre, in Svizzera le persone muoiono ancora a causa della violenza razzista
della polizia, sia durante i controlli che durante la detenzione. Una
rivalutazione di questi casi e delle conseguenze che ne sono derivate è
difficile da trarre, siccome in Svizzera mancano una raccolta e una valutazione
concrete dei dati sul razzismo all'interno della polizia. Solo grazie alle
pressioni della società civile e dei media i casi vengono trattati, anche se in
modo sporadico e lento. Quando le persone colpite vogliono sporgere denuncia, il
processo spesso fallisce per mancanza di prove e per il lavoro dell'ufficio del
pubblico ministero, che protegge l'apparato repressivo. Tutto questo deve
finire! Oltre agli uffici di contatto e di reclamo indipendenti, è necessario
che le violenze razziste della polizia siano registrate sistematicamente. Lo
stesso vale per la magistratura, siccome i tribunali sono spesso visti come
istituzioni neutre e simbolo di obiettività. Questo rende difficile affrontare
il razzismo all'interno del sistema giudiziario, anche se i tribunali non sono
mai stati risparmiati da strutture razziste.
I tribunali rafforzano gli stereotipi razziali. La visione del mondo dei/delle*
giudici influisce sulle sentenze e sulle valutazioni della credibilità
dei/delle* partecipanti al processo. Studi condotti nel mondo anglosassone
dimostrano che le persone di colore ricevono sentenze più severe e sono anche
considerate meno credibili nel ruolo di testimoni rispetto alle persone
bianche[52]. Sulla base di questa situazione, è necessario sollevare la
questione del razzismo nei tribunali e mostrare solidarietà con le persone
colpite dalla criminalizzazione razzista. È necessario promuovere l'osservazione
e il resoconto dei processi per consentire la documentazione dei procedimenti
giudiziari.
Il razzismo strutturale in Svizzera in termini concreti
Il razzismo strutturale è saldamente ancorato nella nostra società. Ne sono
affette sia le persone con una storia di migrazione che quelle senza. Un'ampia
raccolta e integrazione di studi dell'Università di Berna mostra chiaramente che
il razzismo strutturale colpisce praticamente tutti gli ambiti della vita dei
gruppi razzializzati in Svizzera [24].
Il rapporto 2014 del Centro per la lotta al razzismo afferma quanto spesso la
discriminazione razzista si verifichi nell'ambiente di lavoro. Inoltre, il tasso
di disoccupazione delle persone con un passato migratorio è superiore alla
media, e lo stesso vale per l'occupazione nei settori a basso salario. Anche le
donne razzializzate sono soggette a discriminazioni multiple. Secondo il
rapporto, il 9% delle persone intervistate ha confermato di subire
sistematicamente atteggiamenti xenofobi sul posto di lavoro [40]. La
discriminazione inizia nella fase di ricerca del lavoro. I/le* candidat* con un
passato migratorio o con nomi dal suono "straniero" devono scrivere in media il
30% in più di richieste di lavoro per essere invitate a un colloquio. È quanto
emerge dal progetto di ricerca "La discriminazione come ostacolo alla coesione
sociale" [41]. La situazione lavorativa e abitativa in Svizzera è
particolarmente precaria per i Sans-Papiers.
I Sans-Papiers sono le persone migranti che non hanno uno status di residenza
legale. In assenza di documenti di soggiorno legali, a queste persone vengono
negati numerosi diritti e la partecipazione alla vita pubblica. In Svizzera, si
stima che questo fenomeno colpisca tra le 80.000 e le 300.000 persone. Evitare
ambiti che comporterebbero l'esposizione della loro mancanza di status di
residenza limita fortemente la qualità di vita dei sans-papiers[49].
Questa vulnerabilità, unita all'impossibilità di perseguire legalmente un lavoro
retribuito, fa sì che i Sans-Papiers vengano sfruttati dalle aziende in rapporti
di lavoro illegali. Queste persone corrono il rischio di non essere pagate o di
essere pagate troppo poco [49]. Nella maggior parte dei casi, le conseguenze
legali sono a carico dei Sans-Papiers e non dei/delle* imprenditori/trici* che
praticano illegalmente il dumping salariale. I tentativi di regolarizzare la
situazione dei Sans-Papiers sono stati per lo più infruttuosi. Progetti noti a
questo proposito sono l'"Operazione Papyrus", che dovrebbe almeno facilitare la
regolarizzazione nel cantone di Ginevra dal 2017, o gli sforzi della città di
Zurigo con la "City Card", che cerca di garantire un soggiorno depenalizzato in
città [50], [51].
La creazione razzista dell’identità nella società svizzera
Chi diventa svizzer* o chi è/rimane stranier* è determinato da vari aspetti
razzisti della società [27]. La razzializzazione è uno dei processi più
rilevanti. Tramite questo processo, si creano differenze fittizie, e non importa
dove una persona sia cresciuta. In questo modo, anche chi è nat* e cresciut* in
Svizzera può essere emarginat* e stigmatizzat* come "stranier*". Questo "teatro
dell'integrazione" si nota anche nel discorso sui requisiti di naturalizzazione
e nel processo di naturalizzazione nel suo complesso. Nel 2018 è entrata in
vigore la Legge sulla cittadinanza (LCit) completamente rivista, che ha
nuovamente aumentato in modo significativo gli ostacoli alla naturalizzazione.
Per presentare la domanda sono necessari 10 anni di residenza in Svizzera e
almeno un permesso di soggiorno C (prima della revisione, anche le persone con
status B e F potevano presentare domanda di naturalizzazione). Inoltre, le
persone richiedenti devono soddisfare i cosiddetti "criteri di integrazione".
L'Osservatorio svizzero sul diritto d’asilo e degli stranieri (SBAA) fa
riferimento a casi in cui la naturalizzazione è stata rifiutata perché non è
stato possibile fornire "dettagli locali". Le differenze comunali e cantonali
nella procedura di naturalizzazione sono notevoli. Le procedure sono spesso
umilianti, anche perché in molti comuni è il consiglio comunale a decidere se
una persona viene naturalizzata o meno. A ciò si aggiungono gli elevati costi
finanziari, con i quali la Svizzera viola ancora una volta la Convenzione di
Ginevra sulle persone rifugiate. Nel caso di rifugiat* riconosciuti, la
procedura dovrebbe essere accelerata in conformità con la Convenzione e i
relativi costi dovrebbero essere ridotti.[28]
Nel dibattito sulla questione della naturalizzazione, l'opinione pubblica fa
leva sul diffuso sentimento razzista. Bisogna guadagnarsi il passaporto con un
certo "atteggiamento meritevole" [29]. I modelli di pensiero razzisti si
riflettono nell'argomentazione secondo cui le persone senza passaporto svizzero
sarebbero ostili alla democrazia e all'uguaglianza. Si può affermare che il
Paese di origine dei richiedenti è il criterio decisivo per una decisione
positiva di naturalizzazione, il che è fondamentalmente razzista. Senza
passaporto svizzero non si ha diritto di parola. Per noi è chiaro: anche chi
vive qui deve avere voce in capitolo. La disparità di trattamento razzista deve
finalmente finire.
Riconoscere e combattere il razzismo
L'Europa sta vivendo un vero e proprio ritorno di ideologie di estrema destra
fondate su basi razziste. L’UDC, la più grande forza reazionaria in Svizzera,
non è un'eccezione in Europa, anche se è un pioniere degli attuali sviluppi. Al
più tardi dagli anni '90, il partito populista di destra è riuscito a presentare
regolarmente iniziative razziste e non di rado a vincerle grazie a campagne
diffamatorie aggressive. Questo vero e proprio bombardamento di narrazioni
populiste di destra sta provocando uno spostamento a destra del discorso sulla
migrazione nella società. Vengono utilizzate linee di argomentazione neo-
razziste, le cui basi sono state gettate già prima dei tempi dell’UDC. Il
concetto di "inforestierimento" come parte integrante della cultura politica
svizzera ha raggiunto il suo apice negli anni Settanta con l'Iniziativa
Schwarzenbach, lanciata dall'"Azione nazionale contro l'alienazione del popolo e
della patria" (oggi nota come "Democratici svizzeri"). I politici dell’UDC hanno
adottato una narrazione simile negli anni successivi, spostando l'attenzione
sull'agitazione contro le persone richiedenti asilo [30, pag. 188 e seguenti] Il
"cartellone della pecora" ha ricevuto l'attenzione internazionale nel corso
della campagna referendaria dell’UDC sull'"iniziativa di deportazione", che è
stata fortemente condannata dal Relatore speciale delle Nazioni Unite sul
razzismo.
Personalità con atteggiamenti affini all'UDC (o personalità dell’UDC stesso)
hanno in parte preso il controllo dei gruppi mediatici stessi e riescono così a
influenzare massicciamente il discorso pubblico. Il risultato è devastante. A
parte il consolidamento di molte pubblicazioni sotto il controllo di
direttori/trici* selezionat*, la proprietà della maggior parte dei canali di
informazione è limitata a pochi e potenti gruppi mediatici. Non solo la
diversità dei media e la qualità giornalistica ne risentono, ma il tenore si è
fondamentalmente spostato a favore di un'agenda neoliberista, neorazzista e di
destra. Lottare contro questa situazione con visioni antirazziste e
anticapitaliste è estremamente difficile, dati i rapporti di forza prevalenti.
Le analisi mostrano anche chiaramente che i gruppi delle minoranze razziali sono
spesso oggetto di notizie, ma non hanno voce in capitolo. Vengono utilizzati
stereotipi e pregiudizi razzisti, il dibattito è spesso ampio e condotto
principalmente da uomini bianchi della classe media [31, p. 40].
Le forze conservatrici di destra hanno da tempo fatto in modo che le ideologie
razziste venissero rese accettabili in Svizzera (anche se c'è da chiedersi se
tali ideologie non fossero presenti in qualsiasi momento della storia recente).
Queste forze riescono a influenzare l'opinione della popolazione generale grazie
a una forte presenza nei media. È quanto sta accadendo, ad esempio, nell'attuale
dibattito sull'appropriazione culturale, intenso e controverso. Il tema affonda
le sue radici nell'epoca del dominio coloniale e ha quindi origine nella
schiavitù e nello sfruttamento culturale sistematico.
Anche se il dibattito sull'appropriazione culturale è molto complesso e non si
possono trovare soluzioni assolute, la discussione è di grande importanza. È
importante perché sensibilizza sul sistema di supremazia bianca esistente nella
nostra società. L'appropriazione culturale è concepita per opprimere e sfruttare
determinati gruppi di persone. Molti elementi delle culture colonizzate sono
stati rubati e utilizzati dalle potenze colonizzatrici per trarne profitto.
Questi oggetti culturali si trovano ancora oggi in molti musei dell'Occidente e
illustrano chiaramente come il dominio coloniale lasci il suo segno ancora oggi.
Nel 1830, negli Stati Uniti fu approvata una legge, il cosiddetto "Indian
Removal Act", per creare una base legale per l'allontanamento delle popolazioni
indigene e la messa al bando della cultura indigena [48]. L'obiettivo della
critica dell'appropriazione culturale è quindi la riscrittura della storia,
portando in primo piano una rivendicazione di uguaglianza [43].
Dal razzismo quotidiano all’antirazzismo
quotidiano
Il razzismo quotidiano è una forma spesso sottile di razzismo che si manifesta
nelle situazioni di tutti i giorni. Il razzismo quotidiano può assumere la forma
di pregiudizio, discriminazione, stereotipi, svantaggio ed esclusione. Può
influire su diversi aspetti della vita, come l'accesso all'istruzione, al
lavoro, alla casa o all'assistenza sanitaria.
Il razzismo quotidiano ha molte sfaccettature. Si manifesta quando le persone
chiedono informazioni sulla loro "vera" origine o nelle rappresentazioni
stereotipate nei libri di testo scolastici. Questi esempi hanno una cosa in
comune: viene fatta una classificazione generalizzata e razziale per incasellare
le persone in base alla nazionalità o alla "cultura". Questo crea un "noi" e un
"loro". Questo processo viene definito "othering". In ogni società esiste il
cosiddetto "sapere razzista", che consiste in pregiudizi, stereotipi o idee
sull’"altro". Esiste un consenso sociale (maggioritario) su questi pregiudizi.
Questa conoscenza razzista è trasversale a tutte le classi e a tutti i settori
della società.
Un momento determinante per la creazione di rappresentazioni razziste è stato
l'inizio del XIX secolo e in particolare lo sviluppo del personaggio "Jim Crow",
che faceva parte del Minstrel show negli Stati Uniti e aveva uno scopo di
intrattenimento. Gli/le* artist* bianchi con il volto dipinto di nero
interpretavano personaggi* che promuovevano stereotipi negativi sulle persone
afroamericane. Anche le rappresentazioni di facce nere (blackface) entrarono
rapidamente a far parte dell'industria cinematografica, così come quelle di
yellowface [45][46][47].
Sebbene la critica al blackface, al yellowface e al redface (contro le
popolazioni indigene) sia molto diffusa tra la popolazione, viene spesso accolta
con atteggiamenti sprezzanti e ignoranza. Non è raro che in Svizzera ci si
travesta da "indiani" ad Halloween, a Basilea per la Fasnacht o a Frauenfeld per
la Bechtelisnacht, riproducendo così immagini molto datate e false delle
popolazioni indigene. La discussione viene liquidata come esagerata e
ingiustificata. Il motivo è la mancanza di consapevolezza e di ignoranza e
quindi la riproduzione perpetua degli stereotipi. Indossare il colore della
pelle e gli elementi culturali di un intero gruppo di persone per divertimento è
un atto di degrado e il suo impatto è ancora oggi evidente. Parodiare le persone
dei gruppi emarginati e la loro cultura e strumentalizzarle per ottenere
costumi, popolarità e profitto mostra l'arroganza delle relazioni di potere
esistenti tra chi profitta della supremazia bianca e i gruppi di persone
oppresse.
Il razzismo quotidiano è vissuto da molte persone in Svizzera ed è strettamente
legato al potere sociale. Una società maggioritaria determina ciò che è
"normale" e non mette in discussione questa normalità storicamente cresciuta
(bianca), ma la mantiene. Il white saviorism bianco è un prodotto del razzismo
sistematico. Le pratiche (neo)coloniali sono utilizzate da Stati, istituzioni e
privati del "Nord globale" con parole d'ordine come "aiuto allo sviluppo" e
"cooperazione allo sviluppo". Così, nella raccolta di fondi, le ONG
corrispondenti lavorano spesso con immagini stereotipate e razziste di bambin*
"african*" indifesi, che dovrebbero essere "salvat*" da benefattori/trici* del
Nord globale [35]. In questo contesto, c'è anche il volontariato di persone del
Nord globale, che spesso lavorano in "progetti di sviluppo" in Paesi del "Sud
globale" senza alcuna consapevolezza.
Ma non solo le ONG e l’industria privata riproducono le strutture coloniali,
anche gli Stati fanno lo stesso. Anche la Svizzera, con la sua Direzione dello
sviluppo e della cooperazione (DSC), si impegna nello sfruttamento neocoloniale
sotto una veste umanista. Ad esempio, la DSC ha versato un milione di franchi
svizzeri all'anno fino al 2020 al Water Resources Group (WRG), un'associazione
che riunisce le grandi aziende Nestlé, Coca-Cola e altri attori [32]. Anche la
presenza attiva in Ruanda prima del genocidio è ovviamente problematica, per
citare solo due esempi [33].
Queste macchinazioni neocoloniali devono essere fermate immediatamente. I
cosiddetti "aiuti allo sviluppo" devono essere aboliti. Per i danni subiti
devono essere pagate adeguate riparazioni, che devono essere dirette o destinate
a progetti della popolazione locale.
Per dissolvere il razzismo nella società, la società a maggioranza bianca deve
rinunciare ai propri privilegi e aprire maggiormente le strutture di potere
istituzionali per consentire la partecipazione di gruppi precedentemente
sottorappresentati e svantaggiati. Ciò richiede profondi cambiamenti individuali
e sociali, accompagnati da strategie di resistenza e difesa della società
maggioritaria. La lotta antirazzista è essenziale per una società pluralista ed
eterogenea ed è urgentemente necessaria. La società a maggioranza bianca deve
adottare e rafforzare misure legali, sociali e politiche per smantellare il
razzismo e altre forme di discriminazione. Queste misure dovrebbero essere
orientate al movimento di empowerment delle persone di colore e all'abbattimento
delle strutture razziste a tutti i livelli della società. Per avere successo,
queste misure devono prendere sul serio la protezione dal razzismo quotidiano e
promuovere la partecipazione. In definitiva, si tratta di stabilire
atteggiamenti e strutture caratterizzati da rispetto e apprezzamento in tutti
gli ambiti della vita. [42]
Nessuna visione di una società senza
antirazzismo
La perfida idea del concetto di "razze umane" non è praticamente più sostenuta
oggi. Le ideologie razziste sono state ridipinte, ma gli obiettivi disumani che
le sottendono rimangono gli stessi. Questi devono essere costantemente esposti e
condannati. Viviamo in una società razzista e siamo socializzati di conseguenza.
Il razzismo non deve quindi essere semplicemente equiparato alle ideologie
(neo)naziste. Le strutture razziste sono sistematicamente e storicamente
consolidate. Erano e sono indispensabili per il sistema economico capitalista.
La classe capitalista cerca di preservare queste strutture con tutte le proprie
forze: noi della classe lavoratrice possiamo solo rispondere con una solidarietà
senza limiti e una dichiarazione di lotta comune.
Per combattere attivamente e fondamentalmente la supremazia bianca in Svizzera,
sono necessarie varie misure. Va sottolineato che le nostre richieste non
rappresentano in alcun modo un'alternativa permanente all'indispensabile
superamento dello Stato e dell'ordine sociale democratico-borghese, ovvero la
base fondante del capitalismo. È urgente adottare misure nei seguenti campi
d'azione:
1. Sviluppare l’istruzione e la ricerca antirazzista
Il governo federale deve aumentare massicciamente le risorse finanziarie per una
ricerca fondata e qualitativa sui temi del razzismo. Solo attraverso un intenso
confronto con il razzismo e il suo radicamento nella nostra società è possibile
disinnescare efficacemente il razzismo in tutte le sue forme. La decostruzione
del razzismo e della supremazia bianca deve avvenire a tutti i livelli di
istruzione. Chiediamo quindi che l'educazione antirazzista sia inserita nei
programmi di studio di tutti i livelli di istruzione. Inoltre, è necessario
espandere i finanziamenti statali per la ricerca antirazzista.
2. Ammettere le responsabilità coloniali e trarne le
relative conseguenze!
La Svizzera deve fare i conti con il suo passato coloniale. Ciò include il
riconoscimento ufficiale della colpa coloniale e l'assunzione delle relative
conseguenze. Questo processo deve essere seguito da pagamenti diretti di
riparazione ai Paesi che hanno subito danni a causa delle pratiche di
sfruttamento coloniale delle imprese svizzere e dello Stato. I beni culturali
privati e pubblici di cui si sospetta l'origine coloniale devono essere
espropriati. È necessaria una rivalutazione della storia di questi beni, che si
concluda con il loro ritorno incondizionato ai luoghi di origine. La
rivalutazione del passato coloniale deve finalmente ottenere un posto di rilievo
nel materiale didattico svizzero. Infine, anche la Svizzera, con le sue imprese
attive a livello globale, deve fermare l'attuale sfruttamento dei Paesi con un
passato coloniale!
3. Aprire la fortezza europea!
Chiediamo la fine delle politiche razziste dell'UE in materia di migrazione e di
frontiera. Tutte le richieste avanzate nel documento sulla migrazione sono
fondamentali per la lotta contro il razzismo. Il regime migratorio e le attuali
politiche di confine causano violenza, esclusione e discriminazione nei
confronti dei gruppi razziali e dovrebbero essere abolite. Anche la creazione
degli Stati nazionali e dei loro confini è stato un processo razzista fin
dall'inizio, motivo per cui i confini devono essere aboliti e gli Stati
nazionali superati.
4. Contro il razzismo nel sistema giudiziario, nella polizia
e nelle autorità competenti in tema di migrazione!
L'impatto delle strutture sociali razziste a tutti i livelli deve essere
finalmente riconosciuto. Il razzismo costa vite umane a causa della polizia e
del sistema giudiziario. Chiediamo una raccolta costante e completa di dati
sulla violenza razzista e la discriminazione nelle istituzioni statali. Inoltre,
è necessario creare uffici di contatto e di reclamo indipendenti ma finanziati
con fondi pubblici per le persone colpite. Questi organismi specializzati
dovrebbero essere responsabili di ricevere le denunce contro gli atti ufficiali
di razzismo, sia da parte della polizia che di altre autorità, e dovrebbero
quindi indagare in modo fondato e fornire un aiuto adeguato alle persone
colpite. Tuttavia, tali organismi sono efficaci solo se dispongono di strumenti
giuridicamente vincolanti ed efficaci e devono quindi essere attrezzati di
conseguenza. Inoltre, le istituzioni del regime migratorio e la polizia non
dovrebbero più ricevere risorse finanziarie aggiuntive, che oggi sono la base
per la loro militarizzazione e l'espansione delle loro aree di attività
repressive.
5. Uguali diritti per tutt*
Chiediamo la parità di diritti per tutte le persone che risiedono in Svizzera.
La partecipazione politica, cioè il diritto di voto attivo e passivo e il
diritto di elezione, devono essere garantiti a tutte le persone che vivono in
Svizzera. Nessuna persona dovrebbe vivere in condizioni indegne, pertanto
l'accesso al mercato del lavoro e alle assicurazioni sociali deve essere
garantito a tutt*. Sono necessarie misure più incisive per prevenire il razzismo
sul posto di lavoro e nel mercato del lavoro. La società a due classi creata
dalla LStrI e dalla legge sull'asilo deve finire. Le forme di discriminazione
razzista nelle aree dell'alloggio e del lavoro devono essere registrate e
analizzate dallo Stato. Dai risultati si devono trarre le dovute conseguenze.
Sinistra svizzera e (anti)razzismo: come proseguire?
La sinistra bianca in Europa centrale non sembra essere riuscita a sviluppare
un'analisi di sinistra e rigorosa del razzismo e ad agire di conseguenza. Gli
strumenti per farlo sarebbero prevalentemente disponibili, ma per lo più
rimangono inosservati. Solo il concetto di intersezionalità trova uno spazio
parziale nelle analisi di sinistra, ma è spesso frainteso, vago e applicato
nella totale ignoranza delle sue origini. L'antirazzismo sembra essere visto più
come un obbligo morale, il che porta al fatto che gran parte della sinistra
bianca non riesce a spiegare in modo fondato come il razzismo e il capitalismo
siano collegati o che il razzismo sia negato dalla cosiddetta "color blindness".
Così, la sinistra spesso sostiene che tutte le persone dovrebbero essere
considerate "uguali", senza tenere conto del fatto che non tutte le persone sono
realmente trattate allo stesso modo.
Una solida analisi è importante per distinguere l'antirazzismo di sinistra da
quello liberale. Quest'ultimo cerca di scomporre le strutture sistematiche della
discriminazione a livello individuale [33]. Così facendo, l’antirazzismo
liberale non tiene conto del fatto che il razzismo è uno strumento centrale
dello sfruttamento capitalista. La lotta contro il razzismo è quindi sempre una
lotta contro il capitalismo. In questa lotta, la classe lavoratrice non deve
lasciarsi dividere.
Anche i recenti concetti postcoloniali orientati al marxismo devono diventare di
importanza centrale per la sinistra svizzera. La teorica postcoloniale Gayatri
Spivak critica l'approccio prevalentemente patriarcale-eurocentrico dei teoriCI
occidentali più letti e sostiene che solo quando si rompe il regime di
conoscenza patriarcale-eurocentrico si può intraprendere un'azione antirazzista
credibile. Un problema importante è che le richieste antirazziste non compaiono
quasi mai nei manifesti elettorali e la riflessione su di esse non ha luogo.
Proposte come il referendum di Frontex sono state recentemente trattate in modo
blando dal PS e di conseguenza sostenute con poche risorse. Anche la GISO deve
riflettere su questo aspetto e portare le sue posizioni al PS e alle altre forze
di sinistra. Se la GISO vuole diventare una forza antirazzista, è necessario che
si proceda a una ristrutturazione interna, alla messa in discussione del
razzismo interiorizzato e all'educazione su questo tema. È necessario
intervenire in particolare nelle seguenti aree:
1. Lavoro di formazione interna
Attualmente esiste un grande deficit educativo sul tema del razzismo. Una
prospettiva antirazzista è raramente presente nelle formazioni della GISO. In
futuro, la GISO dovrebbe offrire una formazione fondata sul contesto storico del
razzismo e dei movimenti antirazzisti, sia nelle PSNS che in workshop tematici
più brevi.
2. Riflessioni e conseguenze
Sulla base della formazione antirazzista, nella GISO deve avvenire una
riflessione più profonda. Vogliamo sviluppare moduli formativi per questo,
attraverso i quali si possa fare un esame critico fondato del razzismo
interiorizzato dell’attivismo bianco della GISO e del razzismo nelle strutture
del partito stesso. Per un'educazione e un'auto-riflessione fondata, è
necessario dare spazio a coloro che sono stati colpit* dal razzismo e
all’attivismo antirazzista, sia attraverso la creazione di offerte formative,
sia organizzando eventi educativi o criticando le strutture organizzative o il
comportamento all'interno del partito. È importante non scaricare la
responsabilità dell'educazione antirazzista su coloro che sono colpit* dal
razzismo.
3. Struttura
Finora è stato fatto troppo poco lavoro di sensibilizzazione all'interno della
GISO e quindi non c'è la possibilità per le persone colpite dal razzismo di
denunciare gli episodi di razzismo all'interno del partito. Se vogliamo creare
strutture prive di razzismo, è necessario sviluppare un concetto di
sensibilizzazione contro il razzismo che possa essere utilizzato durante le
riunioni e tutti gli altri eventi GISO. Inoltre, è necessario creare spazi di
riflessione. La GISO deve fare una campagna attiva per le politiche antirazziste
nei sindacati e nel PS. I sindacati, ad esempio, non offrono servizi di
consulenza e supporto specifici per le persone colpite da razzismo e
discriminazione sul posto di lavoro. Anche nel PS la lotta contro le strutture
razziste è in gran parte una questione secondaria e non viene resa pubblica a
sufficienza.
4. Networking
La GISO sta attualmente trascurando lo scambio e la cooperazione con altri
gruppi di attivismo antirazzista: questo deve cambiare immediatamente! Nella
lotta contro il capitalismo e tutte le strutture di oppressione, la cooperazione
con altre organizzazioni è fondamentale. La GISO deve svolgere un ruolo di
supporto e lasciare la scena alle vittime del razzismo e ai/alle* attivist*
antirazzisti.
[1] Traduzione del termine tedesco “Überfremdung”
Bibliografia
[2] T. Buomberger, «‹Überfremdung›: Geschichte eines Schweizer Begriffs»,
History Reloaded, 7. aprile 2018. [Online]. Disponibile al seguente link:
https://blog.tagesanzeiger.ch/historyreloaded/index.php/2616/ueberfremdung-
geschichte-eines-schweizer-begriffs/. [Verificato: 30 dicembre 2022]
[3] «Dizionario storico della Svizzera: Xenofobia», hls-dhs-dss.ch. [Online].
Disponibile al seguente link: https://hls-dhs-dss.ch/articles/016529/2015-05-
05/. [Verificato: 28 dicembre 2022]
[5] «‹Black Lives Matter› - Grosser Aufmarsch an Demonstrationen in der
Schweiz», Schweizer Radio und Fernsehen (SRF), 13. giugno 2020. [Online].
Disponibile al seguente link: https://www.srf.ch/news/schweiz/black-lives-
matter-grosser-aufmarsch-an-demonstrationen-in-der-schweiz. [Verificato: 28
dicembre 2022]
[6] J. dos S. Pinto und S. Boulila, «Was Black Lives Matter für die Schweiz
bedeutet», Republik, Giugno 2020 [Online]. Disponibile al seguente link:
https://www.republik.ch/2020/06/23/was-black-lives-matter-fuer-die-schweiz-
bedeutet. [Verificato: 28 dicembre 2022]
[7] «Dizionario storico della Svizzera: Antisemitismo», hls-dhs-dss.ch.
[Online]. Disponibile al seguente link: https://hls-dhs-
dss.ch/articles/011379/2009-11-18/. [Verificato: 28 dicembre 2022]
[17] M. Tribelhorn, «Brisanter Deal mit der SS: Schweizer Holzbaracken für die
KZ», Neue Zürcher Zeitung, 28. dicembre 2020 [Online]. Disponibile al seguente
link: https://www.nzz.ch/schweiz/brisanter-deal-mit-der-ss-wie-die-schweiz-im-
zweiten-weltkrieg-baracken-fuer-die-kz-lieferte-ld.1591704. [Verificato: 2
gennaio 2023]
[18] J. Stadelmann, «1070 Schweizer Baracken für deutsche Konzentrationslager»,
15. marzo 1995 [Online]. Disponibile al seguente link: https://geschichte-
luzern.ch/wp-content/uploads/1995/03/CH-Barackenhandel.pdf. [Verificato: 2
gennaio 2023]
[19] «Dizionario storico della Svizzera: Immigrazione», hls-dhs-dss.ch, 16.
dicembre 2022. [Online]. Disponibile al seguente link: https://hls-dhs-
dss.ch/articles/007991/2006-12-07/. [Verificato: 28 dicembre 2022]
[20] «Dizionario storico della Svizzera: Stagionali:», hls-dhs-dss.ch. [Online].
Disponibile al seguente link: https://hls-dhs-dss.ch/articles/025738/2012-10-
04/. [Verificato: 28 dicembre 2022]
[21] «Lavoro stagionale», hls-dhs-dss.ch. [Online]. Disponibile al seguente
link: https://hls-dhs-dss.ch/articles/007934/2015-02-04/. [Verificato: 2 gennaio
2023]
[22] «RS 142.20 – Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione del 16
dicembre 2005» [Online]. Disponibile al seguente link:
https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/2007/758/it. [Verificato: 3 gennaio 2023]
[23] «RS 142.31 – Legge sull’asilo del 26 giugno 1988 (LAsi)». [Online].
Disponibile al seguente link: https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/1999/358/it.
[Verificato: 3 gennaio 2023]
[24] «Schengen/Dublino», 1° gennaio 1970. [Online]. Disponibile al seguente
link: https://www.eda.admin.ch/europa/it/home/bilaterale-
abkommen/ueberblick/bilaterale-abkommen-2/schengen.html. [Verificato: 3. gennaio
2023]
[25] «Libera circolazione delle persone», 1° gennaio 1970. [Online]. Disponibile
al seguente link: https://www.eda.admin.ch/europa/it/home/bilaterale-
abkommen/abkommen-umsetzung/abkommenstexte/personenfreizuegigkeit.html.
[Verificato: 3 gennaio 2023]
[26] D. Hunold und T. Singelnstein, Hrsg., Rassismus in der Polizei: Eine
wissenschaftliche Bestandsaufnahme. Wiesbaden: Springer Fachmedien, 2022
[Online]. Disponibile al seguente link: https://link.springer.com/10.1007/978-3-
658-37133-3. [Verificato: 28 dicembre 2022]
[28] «Neuer Fachbericht: Der steinige Weg zum Schweizer Pass», 1. gennaio 1970.
[Online]. Disponibile al seguente link:
https://beobachtungsstelle.ch/news/bericht-einbuergerung/. [Verificato: 4
gennaio 2023]
[29] «TV-Kritik zu Einbürgerungs-Serie – ‹Bezweifle, dass ein richtiger
Schweizer all das weiss›», Tages-Anzeiger, 1. gennaio 1970. [Online].
Disponibile al seguente link: https://www.tagesanzeiger.ch/bezweifle-dass-ein-
richtiger-schweizer-all-das-weiss-900287556744. [Verificato: 4 gennaio 2023]
[32] «Was weiter geschah: Noch mehr Kritik an der Deza», 18 aprile 2018.
[Online]. Disponibile al seguente link: https://www.woz.ch/!ZA8BSF3CXY4J.
[Verificato: 12 gennaio 2023]
[33] B. T. swissinfo.ch (Übertragen aus dem Französischen: Peter Siegenthaler),
«Schweizer Hilfe in Ruanda im Schatten der Massaker», SWI swissinfo.ch.
[Online]. Disponibile al seguente link: https://www.swissinfo.ch/ger/politik/20-
jahre-nach-dem-genozid_schweizer-hilfe-in-ruanda-im-schatten-der-
massaker/38352952. [Verificato: 12 gennaio 2023]
[35] <Andrea Tognina> Raaflaub) (Übertragung aus dem Italienischen: Christian,
«Dekolonisierung in einem Land ohne Kolonien», SWI swissinfo.ch. [Online].
Disponibile al seguente link:
https://www.swissinfo.ch/ger/politik/dekolonisierung-in-einem-land-ohne-
kolonien/47669204. [Verificato: 13 gennaio 2023]
[36] Rundschau - Gewalt an der Grenze: EU-Geld für kroatische Schlägerpolizisten
- Play SRF. (1. gennaio 1970) [Online]. Disponibile al seguente link:
https://www.srf.ch/play/tv/rundschau/video/gewalt-an-der-grenze-eu-geld-fuer-
kroatische-schlaegerpolizisten?urn=urn:srf:video:95f47608-080a-464a-bfe1-
0dde37692b4b. [Verificato: 3 gennaio 2023]
[40] “Rassistische Diskriminierung im Arbeitsumfeld häufiger als anderswo”
kurztext_berichtfrb2014arbeitswelt.pdf
[41] “Hiring discrimination on the basis of skin colour? A correspondence test
in Switzerland” https://doi.org/10.1080/1369183X.2021.1999795
[42] TOAN QUOC NGUYEN Outside the box – Rassismuserfahrungen und
Empowerment von Schüler*innen of Color.
[43] Balzer, Jens. „Was Sie wissen sollten, bevor Sie sich über kulturelle
Aneignung aufregen“. Republik, 11 agosto 2022.
https://www.republik.ch/2022/08/11/was-sie-wissen-sollten-wenn-kulturelle-
aneignung-sie-aufregt.
[44] Redaktion. „Debatte um kulturelle Aneignung - max neo - Nürnberg“. max neo
(blog), 15 febbraio 2022. https://www.maxneo.de/2022/02/15/debatte-um-
kulturelle-aneignung/.
[45] Clark, Alexis. „How the History of Blackface Is Rooted in Racism“. HISTORY.
Verificato 11 gennaio 2023. https://www.history.com/news/blackface-history-
racism-origins.
[46] Morgan, Thaddeus. „How Hollywood Cast White Actors in Caricatured Asian
Roles“. HISTORY. Verificato 11. gennaio 2023.
https://www.history.com/news/yellowface-whitewashing-in-film-america.
[47] „Yellowface, Whitewashing, and the History of White People Playing Asian
Characters | Teen Vogue“. Verificato 11 gennaio 2023.
https://www.teenvogue.com/story/yellowface-whitewashing-history.
[48] deutschlandfunk.de. „Vor 190 Jahren - ‚Indian Removal Act‘ wird
unterzeichnet“. Deutschlandfunk. Verificato 11. gennaio 2023.
https://www.deutschlandfunk.de/vor-190-jahren-indian-removal-act-wird-
unterzeichnet-100.html.
[49] Sans-Papiers Anlaufstelle Zürich. „Wer sind Sans-Papiers“. Verificato 11.
gennaio 2023. https://sans-papiers-zuerich.ch/hintergrundinfos/wer-sind-sans-
papiers/.
[50] Segreteria di Stato della migrazione (SEM). „Papyrus“. Verificato 11.
gennaio 2023. https://www.sem.admin.ch/sem/it/home/themen/aufenthalt/sans-
papiers/papyrus.html.
[51] Sans-Papiers Anlaufstelle Zürich. „Züri City Card“. Verificato 11. gennaio
2023. https://sans-papiers-zuerich.ch/hintergrundinfos/zueri-city-card/.
[52] Schlüter, Sophie, und Katharina Schoenes. „Zur Ent-Thematisierung von
Rassismus in der Justiz. Einblicke aus der Arbeit der Prozessbeobachtungsgruppe
Rassismus und Justiz“. movements. Journal for Critical Migration and Border
Regime Studies 2, Nr. 1 (26. settembre 2016). http://movements-
journal.org/issues/03.rassismus/12.schlueter,schoenes--
zur.entthematisierung.von.rassismus.in.der.justiz.html.
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- PDE-308-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- PDE-319-ITA (Anaïs Dolder (GISO Zurigo), Eingereicht)
- PDE-325-ITA (GISO Berna Città, Eingereicht)
- PDE-347-ITA (GISO Berna Città, Eingereicht)
- PDE-376-ITA (GISO Canton Zurigo, Eingereicht)
- PDE-414-ITA (GISO Argovia, Eingereicht)
- PDE-463-ITA (GISO Canton Zurigo, Eingereicht)
- PDE-482-ITA (Tanja Blume (GISO Emmental), Eingereicht)
- PDE-491-ITA (Joris Fricker (GISO Basilea Città), Eingereicht)
- PDE-508-ITA (Dario Bellwald et al. (GISO Obvaldo), Eingereicht)
- PDE-528-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- PDE-544-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- PDE-548-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- PDE-551-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- PDE-560-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- PDE-574-ITA (Dario Bellwald et al. (GISO Obvaldo), Eingereicht)
- PDE-580-2-ITA (Salome Ammann (GISO Turgovia), Eingereicht)
- PDE-580-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- PDE-581-ITA (Dario Bellwald et al. (GISO Obvaldo), Eingereicht)
- PDE-586-ITA (GISO Argovia, Eingereicht)
- PDE-592-ITA (GISO Canton Zurigo, Eingereicht)
- PDE-606-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- PDE-611-ITA (GISO Canton Zurigo, Eingereicht)
- PDE-617-2-ITA (PoSa GISO Basilea Campagna, Eingereicht)
- PDE-634-ITA (GISO Canton Zurigo, Eingereicht)
- PDE-643-ITA (GISO Canton Zurigo, Eingereicht)
- PDE-645-ITA (Salome Ammann (GISO Turgovia), Eingereicht)
- PDE-646-ITA (GISO Canton Zurigo, Eingereicht)